Cass. pen., sez. VII, ordinanza 22/06/2018, n. 28908
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la seguente ORDINANZA sul ricorso proposto da: R C nato il 19/08/1949 a CALTAVUTURO avverso la sentenza del 10/11/2014 della CORTE APPELLO di FIRENZEdato avviso alle parti;sentita la relazione svolta dal Consigliere G D G;RILEVATO IN FATTO Con la sentenza di cui in epigrafe la Corte di appello di Firenze, per quanto in questa sede di interesse, in parziale riforma della sentenza in data 20/12/2012, con cui il Tribunale di Arezzo aveva dichiarato C R colpevole dei reati di incendio doloso e di tentata truffa aggravata condannandolo alla pena di giustizia, ha dichiarato non doversi procedere per i reati di tentata truffa aggravata in quanto estinti per prescrizione, rideterminando la pena per il delitto di incendio doloso. Avverso tale sentenza R propone, tramite il proprio difensore, ricorso per cassazione, deducendo vizio di motivazione in punto di diniego di ammissione di una prova decisiva richiesta in primo grado ed anche nelle conclusioni del processo di secondo grado. Ci si duole che già in primo grado non sia stata disposta la perizia invocata, decisiva per l'individuazione della natura dell'incendio, considerato doloso sulla base delle conclusioni del consulente tecnico dell'Accusa e delle dichiarazioni rese dal t P, comandante dei Vigili del fuoco intervenuti sul posto, che si limitava, secondo l'assunto difensivo, ad esprimere una propria opinione. La difesa rileva che l'assenza di "inneschi" nel luogo dell'incendio ed il fatto che l'incendio sembrerebbe essersi propagato dall'interno all'esterno rendono incerta la ritenuta natura dolosa. La difesa chiede, pertanto, l' annullamento della sentenza impugnata.