Cass. civ., sez. V trib., sentenza 19/11/2021, n. 35393
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appello per il quale nella parte della sentenza relativa allo "svolgimento del processo" evidenziava che "il Comune di Canicattì" si era difeso "con controdeduzioni depositate il 7.9.2011"- che la suddetta eccezione era "opinabile" e che, in ogni caso, il collegio di primo grado non aveva posto a fondamento della propria decisione argomentazioni o documenti prodotti dal Comune. 5) La contribuente ricorre per la cassazione della sentenza della commissione tributaria regionale lamentando, in primo luogo, che l'affermazione per cui la notifica non è inesistente ed è stata sanata per raggiungimento dello scopo, contrasta con gli artt. 1,4, e 5 del d.lgs. 261/1999 e non è motivata in modo sufficiente. 6) La contribuente lamenta inoltre che la commissione tributaria regionale, omettendo di dichiarare inammissibile la costituzione del Comune, sia in primo grado che in appello, ha violato l'art.23 del d.lgs. 546/92, gli artt.112 e 115 c.p.c. e l'art.2697 c.c. 7) Lamenta infine che la CTR, omettendo di dichiarare la nullità degli avvisi per difetto di motivazione in ordine alle modalità di calcolo degli interessi ha violato l'art.112 c.p.c., l'art.3 della 1.241/90 e l'art. 7 della I. 212/2000;8) Il Comune di Canicattì non ha svolto difese. 9) La contribuente ha depositato memoria. MOTIVI DELLA DECISIONE 1. In ordine alla questione sollevata con il primo motivo di ricorso, della validità, invalidità sanabile o inesistenza (insanabile) della notificazione di atti amministrativi tributari, effettuata nel 2009 mediante società di poste private, priva di licenza, valgono le affermazioni fatte, in riferimento ad una fattispecie di notifica di atti giudiziari e suscettive di estensione alla notifica di atti amministrativi, dalle Sezioni Unite di questa Corte con sentenza 10 gennaio 2020, n.299 secondo la quale "in tema di notificazioni di atti processuali, posto che nel quadro giuridico novellato dalla direttiva n.2008/6/CE del Parlamento e del Consiglio del 20 febbraio 2008 è prevista la possibilità per tutti gli operatori postali di notificare atti giudiziari, a meno che lo Stato non evidenzi e dimostri la giustificazione oggettiva ostativa, è nulla e non inesistente la notificazione di atto giudiziario eseguita dall'operatore di posta privata senza relativo titolo abilitativo nel periodo intercorrente fra l'entrata in vigore della suddetta direttiva ed il regime introdotto dalla I. n. 124 del 2017". Come detto dalle Sezioni Unite, la circostanza che il diritto interno non si è compiutamente adeguato, fino alla legge n.124/17, alla direttiva n.2008/6/CE e ha mantenuto in capo a s.p.a. Poste Italiane i diritti esclusivi e speciali previsti dalla normativa previgente non può far considerare radicalmente estranea a esso l'attività di notificazione postale di atti giudiziari da parte dell'operatore postale privato. La prevista astratta possibilità di tale attività rende di per sé riconoscibile la fattispecie della notificazione in quella eseguita da quell'operatore, anche sotto il profilo soggettivo (in base alle precisazioni di Cass., sez. un., nn. 14916 e 14917/16, cit., che ha esaminato il regime della notificazione del ricorso per cassazione, ma che ha dettato principi di chiaro valore espansivo). Non v'é quindi quella completa esorbitanza dallo schema generale degli atti di notificazione che ne sostanzia l'inesistenza giuridica (Cass., sez. un., 4 luglio 2018, n. 17533, punto 9.1.5), perché l'attività svolta appartiene al tipo contemplato dal complessivo sistema normativo. Resta, tuttavia, la difformità di tale attività dalla concreta regolazione interna vigente. E, sotto tale profilo, rileva in particolare la mancata adozione, con riferimento all'operatore di posta privata, della disciplina inerente al necessario titolo abilitativo (di cui, quindi, il soggetto operante nel caso di specie era sicuramente sprovvisto). Il titolo abilitativo comporta la soggezione a un regime giuridico particolare, fonte di conferimento di diritti, ma anche di assunzione di obblighi specifici. Sicché è la soggezione a tale regime che determina l'acquisizione dello status che fonda la distinzione tra operatori postali. Il che assume valenza proprio con riguardo alle attività di notificazione di atti giudiziari, mediante le quali l'operatore è investito di prerogative inerenti ai pubblici poteri al fine di poter rispettare gli obblighi che incombono su di lui;«tali servizi mirano non già a rispondere a particolari esigenze di operatori economici o di taluni altri utenti particolari, bensì a garantire una buona amministrazione della giustizia, nella misura in cui essi permettono la notifica formale di documenti nel quadro di procedimenti giurisdizionali o amministrativi» (Corte giust. 16 ottobre 2019, cause C-4/18 e C- 5/18, Winterhoff e altro, punto 58). Tutto ciò peraltro si risolve in una violazione di specifici vincoli normativi, che configura una mera nullità dell'attività notificatoria in questione;laddove l'astratta compatibilità della medesima col complessivo sistema normativo esclude che si possa parlare di inesistenza. In applicazione delle superiori affermazioni deve dirsi che la notifica di cui qui si tratta è invalida ma non inesistente. In quanto tale è sanabile. La Corte, in plurime occasioni (v. tra altre, n. 24408/2016;n.1044/2010;n.5472/2009;19854/2004), ha sottolineato che la notifica invalida di un atto tributario è sanata allorché il destinatario della notifica impugni l'atto notificato. E ciò per il principio espresso, con riferimento agli atti processuali, negli artt. 160 e 156 c.p.c., ma di valenza generale della strumentalità delle forme rispetto allo scopo: la notifica, essendo un procedimento e quindi una forma(lità) finalizzata allo scopo di portare l'atto nella sfera di conoscibilità del destinatario, ove invalida è sanata allorché la conoscenza del destinatario sia raggiunta (come dimostrato inequivocabilmente dalla proposizione del ricorso). Il primo motivo di ricorso è dunque infondato.
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