Cass. civ., sez. I, sentenza 02/05/2019, n. 11543

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Nei rapporti bancari di conto corrente, esclusa la validità della pattuizione di interessi ultralegali o anatocistici a carico del correntista e riscontrata la mancanza di una parte degli estratti conto, riportando il primo dei disponibili un saldo iniziale a debito del cliente, occorre distinguere il caso in cui il correntista sia convenuto da quello in cui sia attore in giudizio. Nella prima ipotesi l'accertamento del dare e avere può attuarsi con l'impiego di ulteriori mezzi di prova idonei a fornire indicazioni certe e complete che diano giustificazione del saldo maturato all'inizio del periodo per cui sono stati prodotti gli estratti conto; possono inoltre valorizzarsi quegli elementi, quali ad esempio le ammissioni del correntista stesso, idonei quantomeno ad escludere che, con riferimento al periodo non documentato da estratti conto, questi abbia maturato un credito di imprecisato ammontare (tale da rendere impossibile la ricostruzione del rapporto di dare e avere tra le parti per il periodo successivo), così che i conteggi vengano rielaborati considerando pari a zero il saldo iniziale del primo degli estratti conto prodotti; in mancanza di tali dati la domanda deve essere respinta. Nel caso di domanda proposta dal correntista, l'accertamento del dare e avere può del pari attuarsi con l'utilizzo di prove che forniscano indicazioni certe e complete atte a dar ragione del saldo maturato all'inizio del periodo per cui sono stati prodotti gli estratti conto; ci si può inoltre avvalere di quegli elementi i quali consentano di affermare che il debito, nell'intervallo temporale non documentato, sia inesistente o inferiore al saldo passivo iniziale del primo degli estratti conto prodotti, o che permettano addirittura di affermare che in quell'arco di tempo sia maturato un credito per il cliente stesso; diversamente si devono elaborare i conteggi partendo dal primo saldo debitore documentato.

Sul provvedimento

Citazione :
Cass. civ., sez. I, sentenza 02/05/2019, n. 11543
Giurisdizione : Corte di Cassazione
Numero : 11543
Data del deposito : 2 maggio 2019
Fonte ufficiale :

Testo completo

1 1543/20 19 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE PRIMA SEZIONE CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati Oggetto Contratti bancari CARLO DE CHIARA Presidente Operazioni bancarie in conto corrente - GIULIA IOFRIDA Consigliere Onere della banca di produzione degli LOREDANA NAZZICONE Consigliere estratti conto ROSARIO CAIAZZO Consigliere Ud. 06/12/2018 PU MASSIMO FALABELLA Consigliere Rel. Cron. 543 R.G.N. 3335/2017 ha pronunciato la seguente SENTENZA c.dec.t sul ricorso 3335/2017 proposto da: Banca Popolare di Puglia e Basilicata Societa' Cooperativa per Azioni, in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliata in Roma, Viale B. Buozzi n.77, presso lo studio dell'avvocato Tornabuoni Filippo, rappresentata e difesa dagli avvocati Laterza Paolo, Marano' Roberta, Piacente Roberta, giusta procura in calce al ricorso e procura speciale per Notaio Speranza di Bari Rep.n. 88026 del 21.11.18;

- ricorrente -

contro

OL ED, elettivamente domiciliato in Roma, Via Laura Mantegazza n.24, presso lo studio del dott. Gardin Marco, 2189 2018 rappresentato e difeso dall'avvocato Basso Salvatore, giusta procura in calce al controricorso;

- controricorrente -

avverso la sentenza n. 1140/2016 della CORTE D'APPELLO di BARI, depositata il 29/11/2016;
udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 06/12/2018 dal cons. FALABELLA MASSIMO;
udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale CARDINO ALBERTO che ha concluso per l'accoglimento del ricorso;
udito, per la ricorrente, l'Avvocato Nicola Mancuso, con delega, che ha chiesto l'accoglimento del ricorso;
udito, per il controricorrente, l'Avvocato Ugo De Luca, con delega, che ha chiesto il rigetto.

FATTI DI CAUSA

In data 28 ottobre 2009 Tribunale di Bari definiva il 1.- giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo promosso da OL ED e AL RI AT nei confronti della intimante Banca Popolare di Puglia e Basilicata. Il provvedimento monitorio aveva ad oggetto il pagamento delle somme corrispondenti ai saldi debitori di due distinti conti correnti (nn. 11.1530631 e 15.1530630): gli importi di cui la banca si assumeva creditrice erano pari, rispettivamente, a £ 222.061.472 e a £ 503.230.270, oltre interessi a decorrere dal dicembre 1995. Il Tribunale accoglieva parzialmente l'opposizione e condannava gli opponenti al pagamento di somme differenti (rispettivamente € 154.791,56 e € 452.826,76, con interessi a partire dal giugno 2007).

2. Interposto gravame, era pronunciata una sentenza 2 non definitiva con cui la Corte di appello di Bari rigettava la pretesa creditoria fondata sul contratto n. 15.1530630, mentre con riferimento all'altro contratto dichiarava la nullità delle clausole relative alla pattuizione degli interessi ultralegali, alla capitalizzazione degli interessi debitori e alla commissione di massimo scoperto. Con successiva sentenza definitiva la Corte pugliese, poi, rideterminava il saldo del conto n. 11.1530631. 3.- Le due sentenze sono stata impugnate per cassazione dalla Banca Popolare di Puglia e Basilicata con due motivi di ricorso. Resiste con controricorso ED OL. Entrambe le parti hanno depositato memoria. RAGIONI DELLA DECISIONE Con il primo motivo la ricorrente lamenta la 1. - violazione e falsa applicazione di norme di diritto in relazione all'art. 2697 c.c.. Dopo aver ricordato che la Corte di merito aveva respinto la domanda relativa al conto n. 15.1530630 sul presupposto che non erano stati prodotti gli estratti conto relativi ai primi mesi del rapporto (e che il primo estratto conto, concernente il mese di marzo 1986, recava un saldo debitore iniziale di £ 38.293.202), l'istante rileva che l'andamento del rapporto era stato documentato con riferimento ai successivi dieci anni. Deduce, pertanto, che il saldo ben avrebbe potuto essere ricalcolato sulla scorta degli estratti conto prodotti. Col secondo motivo è denunciata la violazione e falsa applicazione dello stesso articolo e lamentata la mancata applicazione del c.d. «saldo zero». L'istante assume, in sintesi, che, in mancanza degli estratti conto dei primi undici mesi, la Corte di merito avrebbe dovuto procedere all'azzeramento del saldo debitore portato dal primo estratto conto prodotto e che, dunque, non potesse farsi luogo all'integrale rigetto della pretesa azionata. 2.- I due motivi vanno esaminati congiuntamente e, nei termini che si vengono a precisare, possono dirsi fondati. 2.1. -- La giurisprudenza di questa Corte è consolidata nel ritenere che nei rapporti bancari in conto corrente, una volta che sia stata esclusa la validità, per mancanza dei requisiti di legge, della pattuizione di interessi ultralegali a carico del correntista, la banca abbia l'onere di produrre i detti estratti a partire dall'apertura del conto;
si aggiunge, al riguardo, che la banca stessa non possa sottrarsi all'assolvimento di tale onere invocando l'insussistenza dell'obbligo di conservare le scritture contabili oltre dieci anni, dal momento che l'obbligo di conservazione della documentazione contabile va distinto da quello di dar prova del proprio credito (Cass. 10 maggio 2007, n. 10692;
Cass. 25 novembre 2010, n. 23974;
Cass. 26 gennaio 2011, n. 1842;
Cass. 18 settembre 2014, n. 19696;
Cass. 20 aprile 2016, n. 7972;
Cass. 25 maggio 2017, n. 13258;
più di recente, sempre nel senso dell'affermazione dell'onere della banca di produrre gli estratti conto dal momento di inizio del rapporto: Cass. 16 aprile 2018, n. 9365;
Cass. 27 settembre 2018, n. 23313). La ragione di tale conclusione si spiega ove si consideri che, negata la validità della clausola sulla cui base sono stati calcolati gli interessi, la produzione degli estratti conto a partire dall'apertura del conto corrente consente, attraverso una integrale ricostruzione del dare e dell'avere con l'applicazione del tasso legale, di determinare il credito della banca (sempre che la stessa non risulti addirittura debitrice, una volta depurato il conto dalla illegittima capitalizzazione);
allo stesso risultato non si può pervenire con la prova del saldo, comprensivo di capitale ed interessi, al momento della chiusura del conto: infatti, tale saldo non solo non consente di conoscere quali addebiti, nell'ultimo periodo di contabilizzazione, siano dovuti ad operazioni passive per il cliente e quali alla capitalizzazione degli interessi, ma esso, a sua volta, discende da una base di computo che è il risultato di precedenti capitalizzazioni degli interessi (cfr. Cass. 10 maggio 2007, n. 10692 cit., in motivazione). La regola vale, come è evidente, non soltanto nell'ipotesi di contabilizzazione degli interessi ultralegali, ma in tutti i casi in cui al correntista siano state addebitate, nel corso del rapporto, somme non dovute (come interessi anatocistici, o anche commissioni e spese che la banca non potesse legittimamente pretendere). Il medesimo principio, opera, poi, a parti invertite, ove sia il correntista ad agire giudizialmente per l'accertamento giudiziale del saldo e la ripetizione delle somme indebitamente riscosse dall'istituto di credito, giacché in questa evenienza è tale soggetto, attore in giudizio, a doversi far carico della produzione dell'intera serie degli estratti conto (Cass. 7 maggio 2015, n. 9201;
Cass. 13 ottobre 2016, n. 20693;
Cass. 23 ottobre 2017, n. 24948): con tale produzione, difatti, il correntista assolve all'onere di provare sia gli avvenuti pagamenti che la mancanza, rispetto ad essi, di una valida causa debendi. 2.2.- Tornando, ora, al caso in cui sia la banca ad agire in giudizio, occorre chiarire quali siano le conseguenze di un adempimento solo parziale dell'onere - su di essa incombente - di dar ragione del completo andamento del rapporto con la produzione dell'intera serie dei pertinenti estratti conto. E' incontestabile che con tale produzione documentale la banca ponga il giudice del merito nella condizione di identificare le appostazioni illegittime e di depurare il conto dagli addebiti che non potessero aver luogo. L'adempimento di tale onere, 5 dunque, è sufficiente perché la banca ottenga la condanna del correntista al saldo a suo credito risultante dal riesame delle diverse partite contabili (sempre che questo riesame non consegni un saldo a suo debito, naturalmente). Che debba essere così, può agevolmente comprendersi, dal momento che l'approvazione delle operazioni annotate negli estratti conto approvazione che può determinarsi anche in sede giudiziale, giacché la produzione degli

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