Cass. civ., SS.UU., sentenza 11/07/2022, n. 21884

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Sul provvedimento

Citazione :
Cass. civ., SS.UU., sentenza 11/07/2022, n. 21884
Giurisdizione : Corte di Cassazione
Numero : 21884
Data del deposito : 11 luglio 2022
Fonte ufficiale :

Testo completo

/05/2022 CC ha pronunciato la seguente SENTENZA sul ricorso iscritto al n. 21096/2018 R.G. proposto da: SPOT LIGHT OUTDOOR S.R.L. (cessionaria del compendio aziendale della ditta individuale Spot Light di A C), in persona del le gale rappresentante A C, nonché A C in proprio, elettivamente domiciliati in ROMA, VIA DEGLI AVIGNONESI N . 5, presso lo studio dell’avvocato E S , che l i rappresenta e difende unitamente all'avvocato A LATOLA;
-ricorrente-

contro

COMUNE DI N, in persona del Sindaco pro tempore , elettivamente domiciliato in ROMA, VIA DEGLI APPENNINI N . 46, presso lo studio dell’avvocato L L e rappresentato e difeso dagli avvocati M A A e F M F;
ELPIS S.R.L. IN LIQUIDAZIONE, in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliata in ROMA , VIA LUCREZIO CARO N. 63, presso lo studio dell’avvocato A C e rappresentat a e difes a dall'avvocato S M;
-controricorrenti- avverso la SENTENZA della COMM.TRIB.REG. della CAMPANIA n. 191/2018 depositata il 10/01/2018. Udita la relazione della causa svolta –tenutasi ai sensi dell’art. 23, comma 8 bis , del d.l. n. 137 del 2020, convertito, con modificazioni, nella legge n. 176 del 2020 (ed oggetto di successive proroghe) - nella cam era di consiglio del 24 / 05 /2022 dal Consigliere ENZO VINCENTI.

FATTI DI CAUSA

1. – Con ricorso affidato a quattro motivi, illustrati da memoria, A C, in proprio e nella qualità di legale rappresentante della Spot Light Outdoor s.r.l., ha impugnato la sentenza della Commissione tributaria regionale della Campania, resa pubblica il 10 gennaio 2018, che, in accoglimento dell’appello proposto dal Comune di Napoli e in integrale riforma della sentenza di primo grado, riteneva legittimo il silenzio–diniego della resistente Amministrazione comunale rispetto all’istanza di rimborso del canone sostitutivo dell’imposta sulla pubblicità, versato exart. 62 del d.lgs. n. 446 del 1997 per gli anni dal 2009 al 2013. 2. - La Commissione regionale, a fondamento della decisione, disattendeva, anzitutto, l’eccezione di inammissibilità dell’appello, notificato dal Comune di Napoli in data 20 settembre 2016, rilevando che la notifica della sentenza di primo grado - effettuata dal contribuente in data 22 aprile 2016 presso il Servizio di Polizia Amministrativa, in via Oronzo Massa n. 6, a mani proprie di un soggetto non individuato, invece che presso il domicilio eletto in primo grado (ossia, presso il Servizio Gestione

IMU

Secondaria e altri Tributi, in Corso Arnaldo Lucci n. 66-82, essendosi il Comune costituito in giudizio in persona del Dirigente di detto Servizio), era affetta da nullità per violazione dell’art. 17 del d.lgs. n. 546 del 1992 (di seguito anche solo: proc. trib.) e, quindi, inidonea a far decorrere il termine “breve”, ex art. 51 proc. trib. , per l’impugnazione della decisione, con conseguente tempestività della proposizione del gravame, notificato entro la scadenza del termine “lungo” di impugnazione, previsto dall’art. 327 c.p.c. 3. -Nel merito, il giudice di secondo grado riteneva che, con la deliberazione n. 419/1999, il Comune non avesse istituito, in luogo dell’imposta comunale sulla pubblicità (ICP), il canone per l’installazione dei mezzi pubblicitari (CIMP) exart. 62 del d.lgs. n. 446 del 1997, bensì, in aggiunta a detta imposta, il canone per la locazione dei luoghi pubblici necessari alla installazione degli impianti, in sostituzione della tassa per l’occupazione di spazi di aree pubbliche. 4. –Hanno resistito, con distinti controricorsi, sia il Comune di Napoli, che la società concessionaria Elpis s.r.l. in liquidazione. 5. –Il ricorso è stato assegnato a queste Sezioni Unite, ex art. 374, secondo comma, c.p.c., a seguito dell’ordinanza interlocutoria n. 3984 dell’8 febbraio 2022 della Quinta Sezione civile, che, in riferimento alla disciplina del giudizio tributario sulla notificazione dell’atto processuale ( e, segnatamente, della sentenza di primo grado) effettuata ai sensi degli artt. 16 e 17 del d.lgs. n. 546 del 1992, ha ravvisato l’esistenza di un contrasto di giurisprudenza o, comunque, di concorrenti questioni di massima di particolare importanza. 6. -Il Procuratore generale ha depositato conclusioni scritte, ai sensi degli artt. 23, comma 8-bis, del d.l. n. 137 del 2020 (convertito, con modificazioni, nella legge n. 176 del 2020) e 16 del d.l. n. 228 del 2021 (convertito, con modificazioni, nella legge n. 15 del 2022), con le quali ha chiesto che venga accolto il primo motivo di ricorso, restando assorbito l’esame degli altri motivi. 7. -La parte ricorrente ha depositato ulteriore memoria.

RAGIONI DELLA DECISIONE

8. –Con il primo mezzo è denunciata, ai sensi dell’art. 360, primo comma, n. 3), c.p.c., la violazione o falsa applicazione degli artt. 17 e 51 proc. trib., per avere la Commissione Tributaria Regionale della Campania erroneamente disatteso l’eccezione di inammissibilità dell’appello, proposto dal Comune di Napoli il 20 settembre 2016, ben oltre il termine di sessanta giorni decorrente dalla rituale notifica della sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Napoli, avvenuta il 22 aprile 2016. Il giudice di secondo grado, infatti, ha ritenuto che, in base a quanto disposto dal citato art. 17, la sentenza di primo grado andava notificata, anzitutto, presso il domicilio eletto dal Comune di Napoli –dunque, presso il Servizio Gestione

IMU

Secondaria e altri Tributi, in Corso Arnaldo Lucci n. 66-82, essendosi il Comune costituito in giudizio in persona del Dirigente di detto Servizio –e, soltanto “in mancanza”, presso la residenza o la sede dichiarata dalla parte all’atto della costituzione in giudizio. Di qui, pertanto, la nullità – affermata dalla Commissione tri butaria regionale – della notifica della sentenza di primo grado “effettuata mediante consegna a mani proprie di un soggetto non individuato presso il Servizio di Polizia Amministrativa del Comune di Napoli in via Oronzo Massa n. 6 – dunque, a persona diversa dal destinatario, in luogo diverso dal domicilio eletto”. La parte ricorrente sostiene che, contrariamente a quanto opinato dal giudice di appello, l’art. 17 proc. trib.consente, ai fini della notificazione dell’atto processuale, la “consegna a mani proprie, ovvero in luogo diverso da quello del domicilio eletto in giudizio”, sicché tale modalità di notificazione, “secondo il chiaro tenore letterale della norma …, è sempre fatta salva, anche quando la parte abbia provveduto ad eleggere domicilio in un luogo diverso”. Del resto, una siffatta lettura della disposizione in esame sarebbe in linea con il principio, affermato in giurisprudenza (si citano Cass. n. 5504/2007, Cass. n. 3746/2010 e Cass. n. 1528/2017), per cui “la salvezza della consegna in mani proprie della parte rappresenta la modalità di comunicazione e notificazione di atti e provvedimenti alla quale si può sempre ricorrere”. Ne deriva, ad avviso della parte ricorrente, la validità della notifica della sentenza di primo grado effettuata, con “racc.ta ricevuta … in data 22.04.2016”, “al Comune di Napoli presso il Servizio di Polizia Amministrativa”, dove era stata “indirizzata l’istanza di rimborso delle somme dovuto a titolo di CIMP”, nonché il ricorso innanzi alla Commissione tributaria provinciale di Napoli, giacché detto Servizio era il “soggetto espressamente preposto dall’ente alla gestione del procedimento relativo all’installazione di impianti pubblicitari sul suolo pubblico e, quindi, pienamente abilitato alla ricezione degli atti”. 9. –Con il secondo mezzo è dedotto, ai sensi dell’art. 360, primo comma, n. 5), c.p.c., l’omesso esame di fatto decisivo per il giudizio, costituito dalla circostanza che gli avvisi di pagamento inviati dalla concessionaria Elpis S.r.l., in liquidazione, alla Spot Light avevano a oggetto richieste di riscossione del canone per l’installazione di mezzi pubblicitari e, dunque, proprio il canone di pubblicità di cui all’art. 62 del d.lgs. n. 446 del 1997. 10. –Con il terzo mezzo è prospettata, ai sensi dell’art. 360, primo comma, n. 3), c.p.c., la violazione o falsa applicazione dell’art. 115 c.p.c., per avere la Commissione tributaria regionale escluso che il Comune di Napoli avesse introdotto il CIMP, ancorché lo stessoente locale, nel costituirsi in giudizio in primo grado, avesse “ammesso di avere escluso, con la deliberazione consiliare n. 419/1999, l’imposta comunale sulla pubblicità, sostituendola con il CIMP”. 11. – Con il quarto mezzo è denunciata, ai sensi dell ’ art. 360, primo comma, n. 3), c.p.c., la violazione o falsa applicazione degli artt. 52 e 62 del d. lgs. n. 446 del 1997, per avere il giudice di appello territoriale negato che il Comune di Napoli avesse introdotto il CIMP di cui al citato art. 62, affermando che il pagamento era stato intimato per la locazione dei luoghi pubblici necessari all’installazione degli impianti pubblicitari che, ove dovuto, andava ad affiancarsi alla originaria imposta comunale sulla pubblicità istituita con il d.lgs. n. 507 del 1993, rimasta invariata nel tempo e mai abrogata dall’ente locale. 12. – Il primo motivo è fondato, con conseguente assorbimento dell’esame degli ulteriori motivi di ricorso. 13. - Con esso viene proposta, al di là del tenore formale della rubrica (poiché è alla sostanza effettiva del motivo - se congruamente strutturato in forza delle indicazioni che la stessa parte ricorrente abbia fornito a sostegno della denuncia -che deve aversi riguardo: Cass., S.U., 24 luglio 2013, n. 17931), una censura di error in iudicando de modo procedendi , che è pur sempre denuncia di un error in procedendo, poiché l’attività di interpretazione delle disposizioni processuali implicate è comunque orientata da un “fatto” che si colloca all’interno del processo. Lo scrutinio rimesso a questa Corte si avvale, quindi, anche dell’accesso diretto agli atti del giudizio di merito, proprio in forza di quei poteri di giudice del “fatto processuale” che la natura del vizio dedotto impone di esercitare. 14. -Parte ricorrente ha evidenziato in fatto (p. 7 del ricorso) di aver “provveduto a notificare la sentenza della CTP di Napoli con racc.ta ricevuta dal Comune di Napoli in 22.04.2016”;
indicazione, questa, che trova riscontro, anzitutto, nella sentenza impugnata, ove (p. 2) si dà conto dell’eccezione di inammissibilità dell’appello proposta dalla Spot Light di A C in ragione della notifica della sentenza di primo grado “con raccomandata del 15 aprile 2016, ricevuta dal Comune di Napoli in data 22 aprile 2016 e depositata presso la Commissione Tributaria Provinciale di Napoli il 28 aprile 2016”. Nel fascicolo d’ufficio della Commissione Regionale si rinviene copia della raccomandata con cui il C il 15 aprile 2016 ha inviato al “Comune di Napoli – Direzione Centrale Sviluppo, Ricerca e Mercato del lavoro – Servizio di Polizia Amministrativa”, in “Via Oronzo Massa n. 6 –80133 Napoli” (oltre che alla Elpis s.r.l. in liquidazione”) la sentenza n. 3477 del 26 febbraio 2016 della Sezione n. 23 della Commissione Tributaria Provinciale di Napoli;
sul relativo avviso di ricevimento (n. 14599002) è presente il timbro con la seguente dicitura (tutta in carattere maiuscolo): “Comune di Napoli - Pervenuto il 22 apr. 2016 –Protocollo generale”. La Direzione Centrale Sviluppo, Ricerca e Mercato del lavoro –Servizio di Polizia Amministrativa del Comune di Napoli, sita in Via Oronzo Massa n. 6, è –come incontestatamente dedotto dalla parte ricorrente (p. 12 del ricorso) e come risulta dagli atti del giudizio di merito – l ’ ufficio dell ’ amministrazione comunale al quale il C, all’epoca titolare della ditta individuale Spot Light, aveva rivolto istanza di rimborso degli importi indebitamente versati a titolo di canone sostitutivo dell’imposta comunale sui mezzi pubblicitari per gli anni dal 2009 al 2013, nonché l’ufficio nei cui confronti era stato indirizzato il ricorso d i primo grado avverso il silenzio rifiuto formatosi sulla predetta istanza. 15. - Tali emergenze processuali e il “fatto processuale” al quale esse danno evidenza –sorretti dalle presupposte deduzioni e indicazioni di parte ricorrente (così da rendere priva di consistenza l’eccezione di inammissibilità del motivo per difetto di autosufficienza sollevata dalla Elpis s.r.l. in liquidazione) - indirizzano la delibazione di queste Sezioni Unite verso la quaestio iuris che si palesa rilevante ai fini della decisione, perché in stretta connessione logico-giuridica con la fattispecie concreta. Lo scrutinio del motivo di ricorso è orientato, infatti, dall’avvenuta notifica, direttamente tramite il servizio postale, senza l’intermediazione dell’ufficiale giudiziario, della sentenza di primo grado all’ente locale (amministrazione comunale) non presso la sede dell’ufficio tributi, in persona del cui dirigente l’ente medesimo si è costituito in giudizio, ma presso la sede, diversa, di altro ufficio comunale: ufficio già destinatario dell ’ istanza di rimborso avanzata dal contribuente e che non aveva emesso l’atto richiesto. Resta, quindi, fermo il principio – armonico rispetto alle funzioni ordinamentali e alle attribuzioni processuali proprie di questa Corte di legittimità - per cui la funzione nomofilattica non vive di astrattismi, ma guarda necessariamente all’oggetto della lite, siccome volta a dare vita ad “un principio di diritto legato all’orizzonte di attesa della fattispecie concreta” (Cass., S.U., 22 maggio 2018,n. 12564). Del resto, è carattere consustanziale all ’ esercizio della giurisdizione questa osmosi tra interpretazione della legge e il fatto -la vicenda della vita o, come nel caso in esame, la vicenda del processo - portato dinanzi al giudice, la quale alimenta e dà consistenza alla regola del caso concreto, ossia quella regola che, ove provenga dal giudice della nomofilachia, si pone, nell’ottica valoriale della certezza del diritto e della sicurezza giuridica, a presidio di un trattamento uniforme dei cittadini dinanzi al giudice (quale precipitato immediato del principio di eguaglianza di cui all’art. 3 Cost.) ed è tale da potersi accreditare come “precedente”, ossia come regola “forte” di decisione di casi a venire, elevandosi, dunque, “a criterio e misura della prevedibilità e calcolabilità riguardo alla decisione di controversie future” (Cass., S.U., 28 gennaio 2021, n. 2061). 16. - Dunque, è il “fatto processuale” innanzi circoscritto a delimitare l’area di indagine sul tema delle modalità e del luogo della notificazione della sentenza nell’ambito del giudizio di merito (ma – giova precisare - tanto vale anche in riferimento alla notificazione degli atti introduttivi del primo e secondo grado dinanzi alle Commissioni tributarie). E l’indagineintercetta il quesito, prospettato dal l ’ ordinanza interlocutoria n. 3984/2022 della Quinta Sezione, con cui viene sollevato il seguente interrogativo: se, in tema di notificazioni nel processo tributario, sia rituale, o meno, la consegna della sentenza di primo grado a un ufficio dell’ente locale che non sia ubicato anche nella sua sede principale indicata negli atti difensivi, ma sia comunque riconducibile all’ufficio che ha emanato l’atto impositivo impugnato o (come nella specie) non ha emanato l’atto richiesto. Quesito che occorre, comunque, calibrare in ragione, essenzialmente, dell’accertato “fatto processuale” e, dunque, alla luce di una vicenda in cui la sentenza di primo grado è stata notificata dal contribuente direttamente tramite il servizio postale ordinario, a mezzo raccomandata ordinaria. 17. - A tal riguardo, la Sezione rimettente evidenzia che, nella giurisprudenza di legittimità, si registra un solo precedente –Cass., 8 ottobre 2010, n. 20851 - che, affrontando il tema della notificazione presso un ufficio periferico dell’ente comunale impositore, ha affermato “la validità della notifica indirizzata all’amministrazione, in sede diversa da quella legale”. Tuttavia, si precisa nell’ordinanza interlocutoria, il precedente citato «non risolve la questione della validità della consegna “a mani” anche se non disposta al legale rappresentante dell’ente locale», ritenuta, invece, affetta da nullità, per violazione dell’art. 17 proc. trib., da altre pronunce di questa Corte (Cass., 2 marzo 2015, n. 4222;
Cass., 28 febbraio 2018, n. 4616;
Cass., 4 maggio 2018, n. 10776;
Cass., 1° dicembre 2020, n. 27400). 18. – La quaestio iuris , sebbene così resecata, non può prescindere dall’esame del contesto normativo più generale in cui essa si colloca;
contesto che ne illumina gli aspetti peculiari, condizionandone in parte anche la soluzione. 19. - Occorre, dunque muovere, anzitutto, dal principio – enunciato, in particolare, dalle sentenze n. 8053 del 7 aprile 2014 e n. 14916 del 20 luglio 2016 di queste Sezioni Unite, ma che ha trovato poi ampio e consolidato consenso nella giurisprudenza successiva – secondo cui le disposizioni degli artt. 1 (“I giudici tributari applicano le norme del presente decreto e, per quanto da esse non disposto e con esse compatibili, le norme del codice di procedura civile”: comma 2) e 49 (“Alle impugnazioni delle sentenze delle commissioni tributarie si applicano le disposizioni del titolo III, capo I, del libro II del codice di procedura civile, e fatto salvo quanto disposto nel presente decreto”: comma 1) del d.lgs. n. 546 del 1992, relative al processo e alle impugnazioni in generale, istituiscono “un’autentica specialità del rito tributario, sancendo la prevalenza della norma processuale tributaria, ove esistente, sulla norma processuale ordinaria, la quale ultima si applica, quindi, in via del tutto sussidiaria, oltre che nei limiti della compatibilità”. Di qui, la contrapposizione con la disposizione di cui all’art. 62 (“Al ricorso per cassazione ed al relativo procedimento si applicano le norme dettate dal codice di procedura civile in quanto compatibili con quelle del presente decreto”: comma 2) del medesimo d.lgs., la quale, per il giudizio di cassazione “(a)vverso la sentenza della commissione tributaria regionale” (comma 1 dell’art. 62, che prevede la proponibilità del ricorso per cassazione “per i motivi di cui ai numeri da 1 a 5 dell’art. 360, primo comma, del codice di procedura civile”), «fa espressamente riferimento all’applicabilità delle norme del codice di procedura civile, così attribuendo, per questa sola ipotesi, la prevalenza alle norme processuali ordinarie ed escludendo l’esistenza di un “giudizio tributario di legittimità”, cioè di un giudizio di cassazione speciale in materia tributaria». 20. -Tale regime diversificato tra processo tributario – ossia quello che si svolge dinanzi alle commissioni tributarie -e giudizio civile di legittimità, quanto alla disciplina processuale rispettivamente applicabile, si riverbera sulla individuazione delle norme alle quali occorre fare riferimento (anche) in materia di notificazioni. 21. - La disciplina propria del processo tributario che trova evidenza al riguardo è, anzitutto, quella dettata dall’art. 16 proc. trib., rubricato “Comunicazioni e notificazioni”, che, per quanto concerne specificamente le notificazioni, dispone, in primo luogo (comma 2), che queste “sono fatte secondo le norme degli articoli 137 e seguenti del codice di procedura civile, salvo quanto disposto dall’art. 17”. Sicché, tra le norme delcodice di rito che trovano applicazione vi è anche l’art. 149, che consente la notificazione a mezzo del servizio postale, ma in base alle regole dettate dalla legge 20 novembre 1982, n. 890 e successive modificazioni. 22. - La deroga che l ’ art. 16, comm a 2, proc. trib. ha disposto rispetto alle notificazioni da effettuarsi secondo le regole del codice di rito civile attiene – come fatto palese dalla rubrica del richiamato art. 17 – al “luogo” delle notificazioni, le quali “… sono fatte, salva la consegnain mani proprie, nel domicilio eletto o, in mancanza, nella residenza o nella sede dichiarata dalla parte all’atto della sua costituzione in giudizio. …” (comma 1). Con l’ulteriore precisazione che “(l)’indicazione della residenza o della sede e l’elezione del domicilio hanno effetto anche per i successivi gradi del processo” (comma 2). Sicché, alla luce del principio espresso dalle Sezioni Unite con la citata sentenza del 2016, dalla chiara formulazione dell’art. 17 proc. trib. , in coerenza con l’a ssetto innanzi rammentato, si trae pianamente che , nel processo tributario, rispetto alla notificazione della sentenza di primo grado da eseguirsi nel domicilio eletto dalla parte (ovvero, in mancanza di elezione di domicilio, nella residenza o nella sede dichiarata dalla parte stessa), prevale, comunque, la facoltà, alternativa, di eseguire la notificazione con “consegna in mani proprie”, quale modalità che, pertanto, risulta idonea a far decorrere il termine c.d. “breve” per l’impugnazione di cui al citato art. 38. 23. - L ’ art. 16 proc. trib. prevede, poi, al comma 3, due ulteriori forme di notificazione con modalità definita “diretta” (“Le notificazioni possono essere fatte anche direttamente …”) e che, dunque, possono effettuarsi dalla parte senza il min istero dell’ufficiale giudiziario o di altro soggetto equiparato, quali il messo comunale e il messo autorizzato dall’amministrazione finanziaria e l’avvocato autorizzato dall’ordine forense. Si tratta: a) della notificazione “a mezzo del servizio postale mediante spedizione dell’atto in plico senza busta raccomandato con avviso di ricevimento, sul quale non sono apposti segni o indicazioni dai quali possa desumersi il contenuto dell’atto”;
b) “ovvero” della notificazione, consentita al solo contribuente, “all’ufficio del Ministero delle finanze ed all’ente locale mediante consegna dell’atto all’impiegato addetto che ne rilascia ricevuta sulla copia”. 24. –Va, peraltro, ricordato che, a decorrere dal 1° gennaio 2016, sono state introdotte anche nel processo tributario le notificazioni telematiche (art. 16-bisproc. trib., inserito dall’art. 9, comma 1, lett. h, del d.lgs. 24 settembre 2015, n. 156, che disciplina anche le comunicazioni e i depositi telematici). Tuttavia, la forma della notifica telematica mette in campo concetti e regole, proprie dell’habitatdella tecnologia informatica, che si astraggono dalla materialità dell’atto processuale e dell’attività di sua trasmissione e consegna, che connota indefettibilmente le forme tradizionali di notificazione, sulle quali è esclusivamente calibrata la presente decisione. 25. –La ricordata disciplina delle notificazioni nel processo tributario non rimane confinata in ambito soltanto endoprocessuale di ciascun grado di merito, ma si estende – sempre “con carattere di specialità e quindi di prevalenza” (Cass., S.U., n. 14916/2016, citata) – alla fase dell’ impugnazione, come è confermato, anzitutto, dall’art. 38, comma 2, proc. trib., come modificato dall’art. 3 del d.l. n. 40 del 2010, convertito, con modificazioni, nella legge n. 73 del 2010, che reca la disciplina sulla decorrenza del termine c.d. breve d’impugnazione della sentenza. L’originaria formulazione della disposizione addossava alle parti “l’onere di provvedere direttamente alla notificazione della sentenza alle altre parti a norma degli articoli 137 e seguenti del codice di procedura civile”;
incombente che, nel presupporre la necessaria intermediazione dell’ufficiale giudiziario, si reputava volto alla “salvaguardia di esigenze di certezza e sicurezza messe a presidio della formazione del giudicato formale sulla sentenza” (Cass., 28 giugno 2018, n. 16554). Il legislatore della novella del 2010 ha inteso, invece, operare un espresso richiamo all’art. 16 proc. trib. quanto all’onere delle parti “di provvedere direttamente alla notificazione della sentenza alle altre parti” e tanto, quindi, non solo avvalendosi delle forme previste dal codice di procedura civile, ma anche facendo ricorso alle fattispecie di notificazione c.d. “diretta” consentite dalcomma 3 dello stesso art. 16. Dalla notificazione effettuata a norma del comma 2 dell’art. 38,proc. trib. nella vigente formulazione, decorre, quindi, ex art. 51, comma 1, proc. trib., il termine di sessanta giorni per l’appello, là dove, invece, in mancanza, trova applicazione il termine, c.d. “lungo”, dell’art. 327 c.p.c., secondo quanto stabilito dall’art. 38, comma 3, proc. trib.26. - La specialità del regime di notificazione degli atti (di parte o del giudice) nel processo tributario si coglie, quindi, già nell’art. 16proc. trib., non solo là dove (comma 2) è richiamata la disciplina dell’art. 17 proc. trib. quale eccezione a quella dettata in via ordinaria dagli articoli 137 e seguenti del codice di rito civile, ma anche nelle previsioni (comma 3) di una notificazione diretta ad opera della parte tramite il servizio postale con raccomandata ordinaria (dunque, senza l’intermediazione dell’ufficiale giudiziario e non in base alle regole dettate dalla legge n. 890 del 1982) e della “consegna dell’atto all’impiegato addetto che ne rilascia ricevuta sulla copia” per quanto riguarda le sole notificazioni del contribuente nei confronti dell’ente impositore. 27. - Le forme di notificazione c.d. dirette previste dall’ art. 16, comma 3,proc. trib. sono, quindi, diverse ed alternative tra loro (Cass., S.U., 29 maggio 2017, n. 13452 e n. 13453;
Cass., S.U., 10 gennaio 2020, n. 299), come, del resto, è reso palese dalle specifiche modalità che la norma prescrive, rispettivamente, per ciascuna di esse: nella prima, l’atto in plico è spedito per posta e la prova della ricezione è fornita dall’avviso di ricevimento;
nella seconda, l’atto è consegnato all’impiegato addetto e la prova della consegna è fornita dalla “ricevuta sulla copia” dell’atto stesso rilasciata dell’addetto. Ed è evidente la differenza che intercorre tra la “ricevuta sulla copia” dell’atto rilasciata dall’impiegato addetto e l’avviso di ricevimento postale, ossia “la ricevuta che, compilata dal mittente all’atto della spedizione e firmata dal destinatario all’atto della consegna, viene recapitata al mittente [con posta prioritaria] ai fini della conferma dell’avvenuta consegna” (art. 5 Allegato A alla delibera n. 385/13/
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