Cass. pen., sez. I, sentenza 17/02/2023, n. 06746
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Testo completo
la seguente SENTENZA sui ricorsi proposti da: SANGUEDOLCE A nato a ROMA il 01/08/1983 COSTAGLIOLA GRARDO nato a NAPOLI il 23/09/1962 avverso la sentenza del 16/10/2020 della CORTE APPELLO di ROMAvisti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere GIUSEPPE SANTALUCIA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore OLGA MIGNOLO che ha concluso, riportandosi alla memoria depositata, per l'inammissibilità dei ricorsi. udito il difensore, avvocato D'ALOISI SANDRO del foro di ROMA in difesa di SANGUEDOLCE A, che conclude chiedendo l'accoglimento dei motivi di ricorso. Ritenuto in fatto 1. La Corte di appello di Roma, in riforma della sentenza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, ha ridotto la pena per A S nella misura di anni sette di reclusione e per G C nella misura di anni due e mesi otto di reclusione. Ha preliminarmente confermato l'affermazione di responsabilità: di A S, per il delitto di tentato omicidio, in concorso con D S e V A, di G T, che era prima aggredito con calci e pugni e poi fatto bersaglio di una pistola che gli veniva puntata contro senza però l'esplosione del colpo di proiettile a causa di un malfunzionamento;
dei connessi delitti di illegale detenzione e porto in luogo pubblico della indicata pistola, fatti commessi in Roma il 7 giugno 2018. Di G C, per il delitto di tentato sequestro di persona, in concorso con E C, M M, G T, in danno di V A, che era prima aggredito con calci e pugni e poi costretto a forza all'interno dell'autovettura Fiat Panda parcheggiata nel piazzale antistante al bar teatro dell'aggressione, e ivi trattenuto contro la sua volontà per mezzo della chiusura delle portiere;
e per il concorso nel delitto di lesioni personali ai danni di V A, colpito con calci e pugni per esser costretto a salire a bordo della predetta autovettura, fatti commessi in Roma il 7 giugno 2018. 2. I dati di prova sono costituiti dalle immagini riprese dalle telecamere installate nei pressi del bar Grease di via Ottone Fattiboni, in località Dragoncello di Roma, dalle conversazioni captate dal registratore ambientale collocato nel piazzale antistante il bar, dai tabulati telefonici, dalle annotazioni di servizio dei Carabinieri che hanno svolto le indagini, dalle relazioni del consulente del pubblico ministero e del consulente di parte, dalle riprese video effettuate utilizzando il proprio telefono cellulare dal m.11o CC Pasquale Fasano, e dalle dichiarazioni testimoniali di Alessandro fortuna. Il giorno 7 giugno 2018, intorno alle ore 20,00, nel piazzale antistante il bar Grease si verificò un'aggressione fisica ai danni di G T ad opera di alcuni soggetti, identificati in A S, che era in possesso di una pistola che poi puntava a distanza ravvicinata
contro
T, in D S e Alessio A. Successivamente fu consumata una ulteriore aggressione, con intento punitivo, in danno di V A, che fu caricato all'interno di un'autovettura ad opera di G C, M M, G T e E C, il quale ultimo esplose in aria un colpo di pistola. Dalle immagini riprese dalle telecamere è emerso che D S iniziò a colpire con pugni al volto G T, mentre V A tentava di difendere la vittima. Allo stesso tempo, A S si diresse verso l'autovettura Renault Clio, a bordo della quale era giunto con D S e V A, prese una pistola e giunto a pochi passi da T sparò in sua direzione un colpo ad altezza d'uomo, che però non partì per un malfunzionamento dell'arma. A S provò allora a riarmare la pistola ma il tentativo fallì e G T riuscì a rifugiarsi nel bar. Poco dopo i f S si allontanarono a bordo dell'autovettura Renault Clio e di lì a breve giunsero a bordo di un'autovettura Fiat Panda quattro persone, tre identificate poi in G C, E C e M M. Questi si diressero verso il bar, quindi, E C, ritornato al centro del piazzale, esplose un colpo di pistola in aria. Ciò fatto andarono via, per poi fare ritorno poco dopo, mentre V A e A P erano intenti ad aiutare S F, moglie di D C titolare di fatto del bar, a chiudere la serranda dell'esercizio commerciale. Fu allora che, unitamente a G T e ad un'altra persona non identificata, aggredirono V A, prima verbalmente e poi fisicamente, lo trascinarono fuori da un ristorante dove era riuscito a rifugiarsi e lo costrinsero a salire sulla autovettura Fiat Panda, chiudendo poi gli sportelli. L'autista non riuscì però a mettere in moto l'autovettura, non trovando le chiavi. Qualche minuto dopo V A fu scaraventato per terra fuori della Fiat Panda e lì fu ancora percosso.
3. Avverso la sentenza hanno proposto ricorso i difensori di A S e G C.
4. Il difensore di A S ha articolato più motivi.
4.1. Con il primo motivo ha dedotto vizio di violazione di legge e difetto di motivazione in punto di giudizio di idoneità ed univocità degli atti oltre che di sussistenza dell'elemento psicologico. La Corte territoriale ha operato una svalutazione del quadro
udita la relazione svolta dal Consigliere GIUSEPPE SANTALUCIA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore OLGA MIGNOLO che ha concluso, riportandosi alla memoria depositata, per l'inammissibilità dei ricorsi. udito il difensore, avvocato D'ALOISI SANDRO del foro di ROMA in difesa di SANGUEDOLCE A, che conclude chiedendo l'accoglimento dei motivi di ricorso. Ritenuto in fatto 1. La Corte di appello di Roma, in riforma della sentenza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, ha ridotto la pena per A S nella misura di anni sette di reclusione e per G C nella misura di anni due e mesi otto di reclusione. Ha preliminarmente confermato l'affermazione di responsabilità: di A S, per il delitto di tentato omicidio, in concorso con D S e V A, di G T, che era prima aggredito con calci e pugni e poi fatto bersaglio di una pistola che gli veniva puntata contro senza però l'esplosione del colpo di proiettile a causa di un malfunzionamento;
dei connessi delitti di illegale detenzione e porto in luogo pubblico della indicata pistola, fatti commessi in Roma il 7 giugno 2018. Di G C, per il delitto di tentato sequestro di persona, in concorso con E C, M M, G T, in danno di V A, che era prima aggredito con calci e pugni e poi costretto a forza all'interno dell'autovettura Fiat Panda parcheggiata nel piazzale antistante al bar teatro dell'aggressione, e ivi trattenuto contro la sua volontà per mezzo della chiusura delle portiere;
e per il concorso nel delitto di lesioni personali ai danni di V A, colpito con calci e pugni per esser costretto a salire a bordo della predetta autovettura, fatti commessi in Roma il 7 giugno 2018. 2. I dati di prova sono costituiti dalle immagini riprese dalle telecamere installate nei pressi del bar Grease di via Ottone Fattiboni, in località Dragoncello di Roma, dalle conversazioni captate dal registratore ambientale collocato nel piazzale antistante il bar, dai tabulati telefonici, dalle annotazioni di servizio dei Carabinieri che hanno svolto le indagini, dalle relazioni del consulente del pubblico ministero e del consulente di parte, dalle riprese video effettuate utilizzando il proprio telefono cellulare dal m.11o CC Pasquale Fasano, e dalle dichiarazioni testimoniali di Alessandro fortuna. Il giorno 7 giugno 2018, intorno alle ore 20,00, nel piazzale antistante il bar Grease si verificò un'aggressione fisica ai danni di G T ad opera di alcuni soggetti, identificati in A S, che era in possesso di una pistola che poi puntava a distanza ravvicinata
contro
T, in D S e Alessio A. Successivamente fu consumata una ulteriore aggressione, con intento punitivo, in danno di V A, che fu caricato all'interno di un'autovettura ad opera di G C, M M, G T e E C, il quale ultimo esplose in aria un colpo di pistola. Dalle immagini riprese dalle telecamere è emerso che D S iniziò a colpire con pugni al volto G T, mentre V A tentava di difendere la vittima. Allo stesso tempo, A S si diresse verso l'autovettura Renault Clio, a bordo della quale era giunto con D S e V A, prese una pistola e giunto a pochi passi da T sparò in sua direzione un colpo ad altezza d'uomo, che però non partì per un malfunzionamento dell'arma. A S provò allora a riarmare la pistola ma il tentativo fallì e G T riuscì a rifugiarsi nel bar. Poco dopo i f S si allontanarono a bordo dell'autovettura Renault Clio e di lì a breve giunsero a bordo di un'autovettura Fiat Panda quattro persone, tre identificate poi in G C, E C e M M. Questi si diressero verso il bar, quindi, E C, ritornato al centro del piazzale, esplose un colpo di pistola in aria. Ciò fatto andarono via, per poi fare ritorno poco dopo, mentre V A e A P erano intenti ad aiutare S F, moglie di D C titolare di fatto del bar, a chiudere la serranda dell'esercizio commerciale. Fu allora che, unitamente a G T e ad un'altra persona non identificata, aggredirono V A, prima verbalmente e poi fisicamente, lo trascinarono fuori da un ristorante dove era riuscito a rifugiarsi e lo costrinsero a salire sulla autovettura Fiat Panda, chiudendo poi gli sportelli. L'autista non riuscì però a mettere in moto l'autovettura, non trovando le chiavi. Qualche minuto dopo V A fu scaraventato per terra fuori della Fiat Panda e lì fu ancora percosso.
3. Avverso la sentenza hanno proposto ricorso i difensori di A S e G C.
4. Il difensore di A S ha articolato più motivi.
4.1. Con il primo motivo ha dedotto vizio di violazione di legge e difetto di motivazione in punto di giudizio di idoneità ed univocità degli atti oltre che di sussistenza dell'elemento psicologico. La Corte territoriale ha operato una svalutazione del quadro
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