Cass. pen., sez. V, sentenza 13/06/2023, n. 25546

Sintesi tramite sistema IA Doctrine

L'intelligenza artificiale può commettere errori. Verifica sempre i contenuti generati.Beta

Segnala un errore nella sintesi

Sul provvedimento

Citazione :
Cass. pen., sez. V, sentenza 13/06/2023, n. 25546
Giurisdizione : Corte di Cassazione
Numero : 25546
Data del deposito : 13 giugno 2023
Fonte ufficiale :

Testo completo

la seguente SENTENZA sul ricorso proposto da: PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI L'AQUILAnel procedimento a carico di: RADOI NICOLAE nato il 24/04/1988 avverso la sentenza del 20/11/2020 del TRIBUNALE di CHIETIvisti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere MARIA TERESA BELMONTE;
letta la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore G DI LEO che ha concluso per kannullamento con rinvio della sentenza impugnata. Letta la memoria delkavvocato M B, che, nelkinteresse delkimputato, ha chiesto rigettarsi il ricorso del Procuratore generale. udito il d,ifensore

RITENUTO IN FATTO

1.Con la sentenza impugnata, il Tribunale di Chieti ha assolto N R dal delitto di furto aggravato dalla esposizione alla pubblica fede (art. 625 n. 7 ) e dalla recidiva reiterata specifica, infra-quinquennale (art. 99 co. 4 cod. pen.), in quanto fatto non punibile ai sensi dell'art. 131 bis cod. pen.

2. Ha proposto ricorso per cassazione il Procuratore Generale di L'Aquila, il quale denuncia erronea applicazione dell'art. 131 -bis cod. pen,. rilevando che il fatto contestato non consentiva l'inquadramento in termini di lieve entità, sia per il superamento della soglia legale di cinque anni di reclusione, giacchè il furto aggravato ai sensi dell'art. 625 n. 7 cod. pen. è punito con pena della reclusione fino a sei anni, sia perché il Giudice ha del tutto omesso di considerare il curriculum criminale del ricorrente, gravato da ben quattro condanne per fatti specifici, ai fini del giudizio sulla abitualità della c:ondotta.

CONSIDERATO IN DIRITTO

Il ricorso risulta inammissibilmente proposto.

1.Le Sezioni Unite della Corte di cassazione, con la sentenza n. 21716 del 23 febbraio 2023 ( dep. 22/05/2023), pronunciandosi sul quesito relativo ai presupposti che legittimano il Procuratore generale ad appellare la sentenza ai sensi dell'art. 593-bis, comma 2, cod. proc. pen., hanno affermato il seguente principio: «La legittimazione del procuratore generale a proporre appello avverso le sentenze di primo grado consegue soltanto all'acquiescenza del procuratore della Repubblica quale risultato delle intese o delle altre forme di coordinamento richieste dall'art. 166-bis disp. att. cod. proc. pen. che impongono al procuratore generale di acquisire tempestiva notizia in ordine alle determinazioni del procuratore della Repubblica in merito all'impugnazione della singola sentenza ».
Iscriviti per avere accesso a tutti i nostri contenuti, è gratuito!
Hai già un account ? Accedi