domiciliataria ex lege in Palermo, via Valerio Villareale, 6; per la riforma della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia, sede di Palermo, Sezione Terza, n. 300/2024, resa tra le parti Visti il ricorso in appello e i relativi allegati; Visto l'atto di costituzione in giudizio dell’Assessorato Regionale delle Attività Produttive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nella camera di consiglio del giorno 27 giugno 2024 il Cons. Maurizio Antonio Pasquale Francola e uditi per le parti gli avvocati come specificato nel verbale; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue. FATTO Con ricorso <a data-article-id="LR43025BB4A26B02886211" data-article-version-id="873a1a24-05e8-577d-871a-cf49c5021c85::LR43025BB4A26B02886211::2022-12-29" href="/norms/codes/itatextvmafbz6e29423q/articles/itaartic5t3txofek1ax?version=873a1a24-05e8-577d-871a-cf49c5021c85::LR43025BB4A26B02886211::2022-12-29">ex art. 702-bis c.p.c.</a>, la società Sopra Le Mura di Fontana Gabriella & C. s.a.s. ha agito in giudizio innanzi al Tribunale ordinario di Palermo per accertare e dichiarare di avere « maturato nei confronti dell’Assessorato regionale delle Attività Produttive e/o della C.R.I.A.S., ciascuno secondo quanto di rispettiva competenza, un credito pari complessivamente ad € 166.946,93, pari all’agevolazione in conto impianti concessa con D.D.G. n. 1221/14 e 1429/18, dei quali € 81.294,81, per fatture emesse prima del 31/12/15 e saldate con assegni parimenti emessi in data antecedente al 31/12/15 e negoziati nelle prime settimane del 2016; per l’effetto, condannare l’Assessorato regionale delle Attività Produttive e/o della C.R.I.A.S., ciascuno secondo quanto di rispettiva competenza, al pagamento dell’importo complessivo di € 166.946,93, per le causali di cui alla narrativa, oltre rivalutazione ed interessi, questi ultimi nella misura di cui al d.lgs. n. 231/02, ovvero nella minore somma che sarà ritenuta di giustizia ». Con ordinanza <a data-article-id="LR43025BB4A26B02886211" data-article-version-id="873a1a24-05e8-577d-871a-cf49c5021c85::LR43025BB4A26B02886211::2022-12-29" href="/norms/codes/itatextvmafbz6e29423q/articles/itaartic5t3txofek1ax?version=873a1a24-05e8-577d-871a-cf49c5021c85::LR43025BB4A26B02886211::2022-12-29">ex art. 702-bis c.p.c.</a> n. 7663 del 04/10/2022, il Tribunale ordinario di Palermo, sez. V civile, ha condannato l’Assessorato delle Attività Produttive della Regione Siciliana al pagamento, in favore della Sopra Le Mura di Fontana Gabriella & C. s.a.s., della minor somma pari a € 81.294,81, « oltre interessi legali con decorrenza dal 23.10.2019 sino al soddisfo » e rifusione delle spese di lite. L’ordinanza è stata munita di formula esecutiva in data 20.12.2022, ed è stata notificata all’Amministrazione via pec in data 21.12.2022. In seguito, l’Amministrazione quantificava l’importo complessivo dovuto a titolo di sorte capitale, interessi al saggio legale e spese legali nella somma di € 88.675,59. La società contestava la quantificazione degli interessi, ritenendo doversi applicare l’<a data-article-id="LRD6A7D6A0F048204FA384" data-article-version-id="303cb8f5-7409-5ae9-92ef-57c7a47561e9::LRD6A7D6A0F048204FA384::2021-12-15" href="/norms/codes/itatextxiy5esgw507cfi/articles/itaarte8mynkbajl10d2?version=303cb8f5-7409-5ae9-92ef-57c7a47561e9::LRD6A7D6A0F048204FA384::2021-12-15">art. 1284 co. 4 c.c.</a> e non l’art. 1284 co. 1 c.c. e per questo motivo proponeva il ricorso per ottemperanza che il T.A.R. per la Sicilia, sede di Palermo, Sez. III, con sentenza n. 300/2024 pubblicata il 25 gennaio 2024, rigettava, condannando la ricorrente alle spese di lite. La società proponeva appello, ritenendo erronea la decisione assunta dal giudice di primo grado in ragione della fondatezza della tesi sostenuta. L’Amministrazione eccepiva l’inammissibilità dell’appello, prima ancora che l’infondatezza, non essendo possibile per il giudice dell’ottemperanza integrare il giudicato formatosi su una pronuncia del giudice civile. La società replicava con una memoria conclusiva. Nella camera di consiglio del 27 giugno 2024 il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, dopo avere udito i procuratori delle parti presenti, tratteneva l’appello in decisione. DIRITTO A prescindere dall’eccezione di inammissibilità e dalle relative controdeduzioni dell’appellante, l’appello nel merito è infondato. Secondo quanto, infatti, chiarito da ultimo dalla Corte di Cassazione, Sezioni Unite civili, con la sentenza del 7 maggio 2024 n. 12449, « ove il giudice disponga il pagamento degli "interessi legali" senza alcuna specificazione, deve intendersi che la misura degli interessi, decorrenti dopo la proposizione della domanda giudiziale, corrisponde al saggio previsto dall'<a data-article-id="LRD6A7D6A0F048204FA384" data-article-version-id="303cb8f5-7409-5ae9-92ef-57c7a47561e9::LRD6A7D6A0F048204FA384::2021-12-15" href="/norms/codes/itatextxiy5esgw507cfi/articles/itaarte8mynkbajl10d2?version=303cb8f5-7409-5ae9-92ef-57c7a47561e9::LRD6A7D6A0F048204FA384::2021-12-15">art. 1284, comma 1, cod. civ.</a> se manca nel titolo esecutivo giudiziale, anche sulla base di quanto risultante dalla sola motivazione, lo specifico accertamento della spettanza degli interessi, per il periodo successivo alla proposizione della domanda, secondo il saggio previsto dalla legislazione speciale relativa ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali ». Nel caso in esame, l’ordinanza <a data-article-id="LR43025BB4A26B02886211" data-article-version-id="873a1a24-05e8-577d-871a-cf49c5021c85::LR43025BB4A26B02886211::2022-12-29" href="/norms/codes/itatextvmafbz6e29423q/articles/itaartic5t3txofek1ax?version=873a1a24-05e8-577d-871a-cf49c5021c85::LR43025BB4A26B02886211::2022-12-29">ex art. 702 bis c.p.c.</a> pronunciata dal Tribunale ordinario di Palermo, Sezione V civile, non reca alcuna specificazione in ordine all’applicabilità del <a data-article-id="LRD6A7D6A0F048204FA384" data-article-version-id="303cb8f5-7409-5ae9-92ef-57c7a47561e9::LRD6A7D6A0F048204FA384::2021-12-15" href="/norms/codes/itatextxiy5esgw507cfi/articles/itaarte8mynkbajl10d2?version=303cb8f5-7409-5ae9-92ef-57c7a47561e9::LRD6A7D6A0F048204FA384::2021-12-15">co. 1</a> o <a data-article-id="LRD6A7D6A0F048204FA384" data-article-version-id="303cb8f5-7409-5ae9-92ef-57c7a47561e9::LRD6A7D6A0F048204FA384::2021-12-15" href="/norms/codes/itatextxiy5esgw507cfi/articles/itaarte8mynkbajl10d2?version=303cb8f5-7409-5ae9-92ef-57c7a47561e9::LRD6A7D6A0F048204FA384::2021-12-15">co. 4 dell’art. 1284 c.c.</a>, limitandosi, sia in motivazione (« l’Assessorato Regionale delle Attività Produttive va condannato a pagare alla ricorrente la somma di euro 81.294,81, oltre interessi legali dalla data del 23.10.2019 di notifica del ricorso <a data-article-id="LR43025BB4A26B02886211" data-article-version-id="873a1a24-05e8-577d-871a-cf49c5021c85::LR43025BB4A26B02886211::2022-12-29" href="/norms/codes/itatextvmafbz6e29423q/articles/itaartic5t3txofek1ax?version=873a1a24-05e8-577d-871a-cf49c5021c85::LR43025BB4A26B02886211::2022-12-29">ex art. 702 bis c.p.c.</a> »), sia nel dispositivo (« condanna l’Assessorato delle Attività Produttive della Regione Siciliana in persona del legale rappresentante pro-tempore al pagamento, in favore della Sopra Le Mura di Fontana Gabriella & C. s.a.s., della somma di euro 81.294,81, oltre interessi legali con decorrenza dal 23.10.2019 sino al soddisfo ») a menzionare soltanto la debenza degli interessi legali. Deve, dunque, applicarsi il richiamato principio di diritto enunciato dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite, non ricorrendo gli estremi per una rimessione all’Adunanza Plenaria, invocata dall’appellante, a fronte di una questione civilistica definita dalla Corte Suprema nell’esercizio della sua funzione di nomofilachia ed applicabile ad una pronuncia del giudice ordinario passata in giudicato che, come noto, non può essere modificata o integrata dal giudice amministrativo in sede di ottemperanza. L’<a data-article-id="LRC52020E1986E0A1F0338" data-article-version-id="57caaebe-e509-5495-93cf-d1294e9bf17a::LRC52020E1986E0A1F0338::2011-11-23" href="/norms/codes/itatexti9fkbifolgczza/articles/itaartulcios86vw8lhul?version=57caaebe-e509-5495-93cf-d1294e9bf17a::LRC52020E1986E0A1F0338::2011-11-23">art.112 co.2 lett. c) c.p.a.</a> prevede, infatti, l’ottemperanza delle sentenze passate in giudicato e degli altri provvedimenti ad esse equiparati del giudice ordinario « al fine di ottenere l’adempimento dell’obbligo della pubblica amministrazione di conformarsi, per quanto riguarda al caso deciso, al giudicato ». Pertanto, i momenti di cognizione ammessi nel giudizio di ottemperanza aventi ad oggetto le predette pronunce possono essere soltanto quelli strettamente consequenziali al giudicato o ad essi connessi: vale a dire, la domanda di interessi e rivalutazione maturati dopo il giudicato, la domanda dei danni consequenziali alla non esecuzione o impossibilità di esecuzione del giudicato. Non sono invece concepibili momenti di cognizione autonomi, in relazione a sopravvenienze o lacune caratterizzanti il giudicato, perché diversamente opinando si altererebbero le regole sul riparto di giurisdizione e l’ottemperanza diventerebbe la sede per riconoscere al Giudice Amministrativo ambiti di cognizione riservati ad altre giurisdizioni (Cass. S.U. 19 dicembre 2011 n. 27277). Il Giudice Amministrativo dell'ottemperanza, a fronte di statuizioni giudiziali rese dal giudice civile, deve, quindi, svolgere un'attività meramente esecutiva senza possibilità d'integrare la sentenza civile in quanto, ove gli si riconoscesse una cognitio piena, con possibilità di modificare ed integrare la sentenza del giudice ordinario, recupererebbe indebitamente il ceduto sindacato sul rapporto sottostante ove difetta di giurisdizione (Cons. Stato, sez. V, 2.2.2009, n. 561). Tale principio si applica sia quando la condanna generica (o la declaratoria sulla sussistenza di un credito) sia stata disposta dal giudice amministrativo in sede di giurisdizione esclusiva (in termini, <a data-decision-id="4e9343e6-5c60-569e-8b55-9f535d5e0614" href="/decisions/itcsqejnco63xp0fy8d">Cons. Stato, Sez. VI, 9 febbraio 2011, n. 880</a>), sia - e a maggior ragione - quando essa sia stata disposta dal giudice civile che continua ad essere titolare della propria giurisdizione in ordine alle ulteriori questioni sostanziali ancora non decise (Cons. Stato, Sez. VI, 21 dicembre 2013, n. 6773). Ne consegue, dunque, che mentre per l’esecuzione delle sentenze pronunciate dal Giudice Amministrativo, è possibile in sede di ottemperanza colmare le eventuali lacune del giudicato e adottare statuizioni simili a quelle del giudizio di cognizione, un analogo potere integrativo non sussiste nel caso di ottemperanza di sentenze del Giudice Ordinario, non essendo il Giudice Amministrativo dell'esecuzione fornito di giurisdizione nella materia oggetto di giudicato. In questa ipotesi l'azione del Giudice dell'ottemperanza si deve contenere nell'ambito di un'attività meramente esecutiva del disposto del Giudice Ordinario, che si pone come un limite particolarmente stringente. Non si può, quindi, in alcun modo, in sede di giudizio di ottemperanza, porre in essere quell'attività cognitoria di precisazione e integrazione del giudicato che spesso contraddistingue l'attività di esecuzione delle sentenze del Giudice Amministrativo. Il giudizio di ottemperanza nel caso di sentenze del Giudice Ordinario trova, infatti, un preciso limite nel disposto della pronuncia azionata, non potendosene precisare il contenuto mediante ulteriore attività cognitoria, in termini analoghi a quelli delle pronunce del Giudice Amministrativo. I richiamati principi di diritto impongono, dunque, un esame strettamente letterale della pronuncia del giudice civile, non essendo possibili letture integrative, come quella, invece, sostenuta dall’appellante. Allorquando, dunque, si tratta di eseguire il giudicato civile di condanna al pagamento di una somma di denaro da parte dell’Amministrazione, la polisemicità del giudizio e dell’azione di ottemperanza si riduce, residuando uno spazio marginale per la pronuncia del giudice dell’ottemperanza. Da un lato, infatti, il dictum giudiziale è esaustivo, non necessitando di ulteriore integrazione (e quindi dell’utilizzo dello strumento sostitutivo tipico del giudizio di ottemperanza), sicché il giudice (dell’ottemperanza) pone in essere una mera attività esecutiva (Ad. plen. 9.3.1973 n. 1). Dall’altro lato l’oggetto della condanna, ed ossia il pagamento di una somma di denaro, richiama la prospettiva tipica (e i poteri) del giudice civile dell’esecuzione, che può attuare la responsabilità patrimoniale di cui all’<a data-article-id="LR4ADAA76F57CD65D83B16" data-article-version-id="303cb8f5-7409-5ae9-92ef-57c7a47561e9::LR4ADAA76F57CD65D83B16::1942-04-04" href="/norms/codes/itatextxiy5esgw507cfi/articles/itaartv9duh3z12motj1w?version=303cb8f5-7409-5ae9-92ef-57c7a47561e9::LR4ADAA76F57CD65D83B16::1942-04-04">art. 2740 c.c.</a>, con i poteri espropriativi attivabili dalla parte ai sensi dell’<a data-article-id="LRE95672987AFE51CFCE68" data-article-version-id="303cb8f5-7409-5ae9-92ef-57c7a47561e9::LRE95672987AFE51CFCE68::1942-04-04" href="/norms/codes/itatextxiy5esgw507cfi/articles/itaartiu4wv93ol9xian?version=303cb8f5-7409-5ae9-92ef-57c7a47561e9::LRE95672987AFE51CFCE68::1942-04-04">art. 2910 c.c.</a>. Le difese dell’appellante, nella circostanza, tendono ad ottenere una pronuncia integrativa del giudicato civile non ammissibile, tanto più dopo i chiarimenti resi dalle Sezioni Unite con la richiamata pronuncia n. 12449 del 7 maggio 2024. L’appello, di conseguenza, deve essere respinto. La peculiarità della questione di diritto, su cui vi è stato il recente pronunciamento della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, induce il Collegio a ritenere sussistenti i presupposti per la compensazione delle spese processuali del grado di appello. P.Q.M. Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, sezione giurisdizionale, definitivamente pronunciando sull’appello, come in epigrafe proposto, lo respinge. Compensa per intero le spese processuali. Così deciso in Palermo nella camera di consiglio del giorno 27 giugno 2024 con l'intervento dei magistrati: Ermanno de Francisco,	Presidente Solveig Cogliani,	Consigliere Maurizio Antonio Pasquale Francola,	Consigliere, Estensore Antonino Caleca,	Consigliere Paola La Ganga,	Consigliere <table border="0" cellspacing="1" class="sottoscrizioni" style="border-collapse: collapse" width="100%"> <tr> </tr> <tr> </tr> <tr> <td> L'ESTENSORE </td> <td> IL PRESIDENTE </td> </tr> <tr> <td> Maurizio Antonio Pasquale Francola </td> <td> Ermanno de Francisco </td> </tr> <tr> </tr> <tr> </tr> <tr> </tr> <tr> </tr> <tr> </tr> </table> IL SEGRETARIO </body> </html>

<html lang="it" xmlns:h="http://www.w3.org/HTML/1998/html4"> <head> </head> <body> Pubblicato il 23/09/2024 N. 00718/2024REG.PROV.COLL. N. 00229/2024 REG.RIC. REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il CONSIGLIO DI GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA PER LA REGIONE SICILIANA Sezione giurisdizionale ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 229 del 2024, proposto da Sopra Le Mura di Fontana Gabriella & C. S.a.s., in persona del legale rappresentante pro tempore , rappresentata e difesa dall'avvocato R R, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia e domicilio eletto presso il suo studio in Palermo, via Cordova 95; contro Regione Siciliana – Assessorato Regionale delle Attività Produttive, in persona dell’Assessore pro tempore , rappresentato e difeso dall'Avvocatura Distrettuale dello Stato di Palermo,

Citazione :	CGARS, sez. I, sentenza 2024-09-23, n. 202400718
Giurisdizione :	Consiglio Di Giustizia Amministrativa per la Regione siciliana
Numero :	202400718
Data del deposito :	23 settembre 2024
Fonte ufficiale :

CGARS, sez. I, sentenza 2024-09-23, n. 202400718

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Sul provvedimento

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