TAR Catanzaro, sez. II, sentenza breve 2011-02-09, n. 201100183
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N. 00183/2011 REG.PROV.COLL.
N. 00095/2011 REG.RIC.
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria
(Sezione Seconda)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
ex art. 60 cod. proc. amm.;
sul ricorso numero di registro generale 95 del 2011, proposto da:
A M, rappresentato e difeso dagli avv. Ernesto D'Ippolito, V F, con domicilio eletto presso Paola Garofalo in Catanzaro, via A.Turco N.71;
contro
Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Cosenza, rappresentato e difeso dagli avv. G G, O M, G S, con domicilio eletto presso Tar Segreteria in Catanzaro, via A De Gasperi;P.M. Presso Tribunale Penale di Cosenza;
per l'annullamento
del provvedimento di sospensione cautelare adottato nella seduta del 03/12/2010 (verbale n. 30) ore 17,30
Visti il ricorso e i relativi allegati;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Cosenza;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nella camera di consiglio del giorno 9 febbraio 2011 il dott. A A e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;
Sentite le stesse parti ai sensi dell'art. 60 cod. proc. amm.;
Dato atto che l’istruttoria è completa, il contraddittorio è integro e sono stati rispettati i termini a difesa;
il Collegio ritiene che sussistano i presupposti per una decisione in forma semplificata, rilevato e ritenuto che:
premesso che sussiste la giurisdizione del Giudice amministrativo, in quanto i provvedimenti disciplinari adottati dal consiglio dell’ordine degli avvocati sono atti amministrativi e non hanno natura giurisdizionale, non potendosi riconoscere al consiglio dell’ordine la qualità di autorità giudiziaria;
il ricorso deve essere rigettato, per infondatezza.
Secondo la difesa di parte ricorrente, l’interessato sarebbe semplicemente indagato;la mancanza di imputazione penale renderebbe abnorme il provvedimento disciplinare.
Il motivo è infondato.
In caso di procedimento penale a carico di avvocato, l'art. 43, comma 3, r.d.l. 27 novembre 1933 n. 1578 conferisce al consiglio dell'ordine il potere di disporre, in via cautelare, la sospensione dall'attività professionale, sulla base di una valutazione d'incompatibilità dell'addebito con l'esercizio della professione, indipendentemente da ogni indagine sulla consistenza dell'incolpazione, riservata al giudice penale (cfr. Cassazione civile , sez. un., 23 dicembre 2005 , n. 28505).
A maggior ragione, deve riconoscersi al consiglio dell’ordine degli avvocati il potere di disporre, sempre in via cautelare e sulla base di una valutazione d'incompatibilità dell'addebito con l'esercizio della professione, la sospensione dall’attività professionale dell’avvocato nei cui confronti sia stata emesso un provvedimento cautelare di obbligo di presentazione alla PG, presupposto del quale sono, necessariamente, gravi indizi di colpevolezza.
In data 14.12.2010, inoltre, è sopravvenuta richiesta di rinvio a giudizio dell’interessato, per tutti i reati ascrittigli.
Sebbene tale circostanza non possa incidere sulla valutazione del provvedimento impugnato, essa conferma, sul piano dei fatti, la presenza degli indizi di colpevolezza posti a base, prima, della misura cautelare adottata dall’Autorità giudiziaria e, in un secondo momento, dell’atto amministrativo impugnato.
Il ricorso, in conclusione, deve essere rigettato, per infondatezza.
Le spese seguono il criterio della soccombenza e sono liquidate in dispositivo.