TAR Catanzaro, sez. I, sentenza 2022-02-14, n. 202200232

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Sul provvedimento

Citazione :
TAR Catanzaro, sez. I, sentenza 2022-02-14, n. 202200232
Giurisdizione : Tribunale amministrativo regionale - Catanzaro
Numero : 202200232
Data del deposito : 14 febbraio 2022
Fonte ufficiale :

Testo completo

Pubblicato il 14/02/2022

N. 00232/2022 REG.PROV.COLL.

N. 01266/2018 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria

(Sezione Prima)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 1266 del 2018, proposto da
-OMISSIS-, rappresentato e difeso dagli avvocati A I, P P, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia e domicilio eletto presso lo studio P P in Catanzaro, via Buccarelli n.49;

contro

Ministero dell'Interno, Questura di Crotone, in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentati e difesi dall'Avvocatura Distrettuale Catanzaro, domiciliataria ex lege in Catanzaro, via G.Da Fiore, 34;

per l'annullamento

DEL PROVVEDIMENTO EMESSO DAL QUESTORE DELLA PROVINCIA DI CROTONE PROT. -OMISSIS-

DEL

7.6.18,

NOTIFICATO IN DATA

8.6.18 CON CUI È STATA RIGETTATA L'ISTANZA DI RINNOVO DELLA LICENZA DI PORTO D'ARMI PER USO CACCIA


Visti il ricorso e i relativi allegati;

Visti gli atti di costituzione in giudizio di Ministero dell'Interno e di Questura di Crotone;

Visti tutti gli atti della causa;

Relatore nell'udienza pubblica del giorno 2 febbraio 2022 il dott. D G e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;

Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.


FATTO

1- Con atto notificato il 6.9.2018 e depositato il 27.9.2018 l’odierno ricorrente ha esposto:

-che in data 17.10.2011 egli aveva ottenuto per la prima volta il rilascio porto di fucile“ per uso caccia” da parte della Questura di Crotone;

-che, trascorsi sei anni dalla data di rilascio della medesima, aveva presentato istanza per il suo rinnovo;

-che, con il provvedimento impugnato, il Questore di Crotone ha rigettato detta istanza.

2- Ritenendo illegittimo il suddetto diniego, se ne chiede l’annullamento affidando le doglianze al seguente articolato motivo di diritto:

VIOLAZIONE E FALSA APPLICAZIONE ART T

11 e 43 TULPS;
ECCESSO DI POTERE PER TRAVISAMENTO DEI FATTI E ERRONEITA' DEI PRESUPPOSTI - DIFETTO DI ISTRUTTORIA, CONTRADDITTORIETA' E SVIAMENTO – IRRA – GIONEVOLEZZA ED ILLOGICITA' MANIFESTE – MOTIVAZIONE INSUFFICIENTE.

Il ricorrente contesta la legittimità del gravato provvedimento in quanto:

-) esso prenderebbe in considerazione reati commessi in epoca molto risalente nel tempo, quando il ricorrente era ancora un ragazzo di quasi 20 anni e, comunque, in epoca precedente all'avvenuto primo rilascio del porto di fucile per uso caccia e dunque già conosciuti in tale frangente e però non ritenuti motivi ostativi;

-) a decorrere dal 2011 la situazione giudiziaria del ricorrente non avrebbe subìto alcuna modifica peggiorativa, non avendo egli riportato altre condanne o subìto provvedimenti restrittivi, elementi da cui questi inferisce difetto di istruttoria e irragionevolezza e contraddittorietà con il precedente rilascio del libretto di porto di fucile;

-) le condanne riportate dal ricorrente non rientrano né nelle previsioni di cui all'art. 11 T.U.P.L.S. (atteso che la condanna più grave da lui subita reca una pena detentiva di 1 anno e non è stato sottoposto a misure di sicurezza personale o è dichiarato delinquente abituale o ha riportato condanne per delitti contro la personalità dello Stato o ordine pubblico, delitti contro le persone commessi con violenza, o per furto, rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione, o per violenza o resistenza all'autorità) né nelle previsioni di cui all'art. 43 TULPS (non applicabili alla fattispecie atteso che le condanne riportate da lui riportate attengono a reati di detenzione di sostanze stupefacenti, falsità ideologica in atto pubblico e truffa, e quindi non riconducibili e quelli previsti dal medesimo articolo);

-) risulterebbero parimenti carenti i presupposti perché si possa addebitare al ricorrente di non poter provare la buona condotta e non dare affidamento di non abusare delle armi, risultando sul punto carente la motivazione del provvedimento impugnato (in disparte una affermazione secondo cui egli “ risulta essersi accompagnato frequentemente con persone controindicate e pregiudicate ”, ritenuta contraddittoria rispetto all’unico controllo, recante la data del 23.3.2017 ore 9:30) inidoneo per ciò solo a giustificare l'emissione del provvedimento impugnato.

3- Con atto depositato il 2.10.2018 si è costituta la Questura di Crotone per resistere al ricorso.

4- Seguiva la produzione di memorie dalle parti.

5- All’udienza pubblica del 2.2.2022 il ricorso è stato spedito in decisione.

DIRITTO

6- Il ricorso è infondato.

7- Giova preliminarmente osservare che:

- per costante giurisprudenza di prime e seconde cure, la possibilità di detenere armi è un’ipotesi assolutamente eccezionale nel nostro sistema giuridico: “nel nostro ordinamento, l’autorizzazione alla detenzione delle armi deve considerarsi eccezionale e le esigenze di incolumità di tutti i cittadini sono prevalenti e prioritarie, per cui la richiesta di porto d’armi può essere soddisfatta solo nell’ipotesi che non sussista alcun pericolo che il soggetto possa abusarne, richiedendosi che l’interessato sia esente da mende e al di sopra di ogni sospetto o indizio negativo in modo tale da scongiurare dubbi e perplessità sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica. Pertanto, la revoca o il diniego dell’autorizzazione possono essere adottate sulla base di un giudizio ampiamente discrezionale circa la prevedibilità dell’abuso dell’autorizzazione stessa, potendo assumere rilevanza anche fatti isolati, ma significativi (cfr. Cons. Stato, III, n. 5398/2014), e potendo l’Amministrazione valorizzare nella loro oggettività sia fatti di reato diversi, sia vicende e situazioni personali del soggetto che non assumano rilevanza penale, concretamente avvenuti, anche non attinenti alla materia delle armi, da cui si possa desumere la non completa “affidabilità” all’uso delle stesse (cfr. Cons. Stato, III, n. 3979/2013;
n. 4121/2014)” (Cons. St., sez. III, 23 maggio 2017, n. 2404;
Cons. St., sez. III, 30 novembre 2018, n. 6812);

- la licenza di porto d'armi può essere negata all'istante anche in assenza di sentenza di condanna per specifici reati quando, per circostanze legate alla sua condotta, sia assente la presumibile certezza della completa affidabilità del soggetto;
a tali fini l'Autorità amministrativa può comunque valorizzare nella loro oggettività sia fatti di reato sia vicende e situazioni personali del soggetto che non assumano rilevanza penale, concretamente avvenuti, per desumerne la pericolosità, o, comunque, la non completa affidabilità di colui che li ha commessi, anche quando non si tratti di precedenti specifici connessi proprio al corretto uso delle armi (Consiglio di Stato, Sez. III, 29 luglio 2013 n. 3979). Ai fini della revoca della licenza l'Autorità di pubblica sicurezza può, dunque, apprezzare discrezionalmente, quali indici rivelatori della possibilità d'abuso delle armi, fatti o episodi anche privi di rilievo penale, indipendentemente dalla riconducibilità degli stessi alla responsabilità dell'interessato, purché l'apprezzamento non sia irrazionale e sia motivato in modo congruo (Cons. Stato, sez. VI, n. 107 del 2017;
sez. III, n. 2974 del 2018;
n. 3502 del 2018), trattandosi di un provvedimento, privo di intento sanzionatorio o punitivo, avente natura cautelare al fine di prevenire possibili abusi nell'uso delle armi a tutela delle esigenze di incolumità di tutti i consociati (Cons. Stato, sez. III, n. 2974 del 2018);

-inoltre, stante l'ampia discrezionalità dei provvedimenti inibitori in questione, non si richiede una particolare motivazione, se non negli ovvi limiti della sussistenza dei presupposti idonei a far ritenere che le valutazioni effettuate non siano irrazionali o arbitrarie (Consiglio di Stato, sez. III, 13 aprile 2011, n. 2294;
11 luglio 2014, n. 3547;
24 agosto 2016, n. 3687;
14 dicembre 2016, n. 5276);

-in ordine all’istruttoria, si osserva che “la revoca della licenza del porto di fucile (nella specie per tiro a volo) costituisce esercizio del potere di cui all'art. 43, r.d. 18 giugno 1931 n. 773, che implica una valutazione tipicamente discrezionale in ordine all'affidabilità del titolare della licenza ai fini dell'uso dell'arma e non richiede un oggettivo ed accertato abuso nell'uso delle armi, essendo sufficiente che il soggetto non dia affidamento di non abusarne;
peraltro, a fronte di ciò, l'esercizio di detta discrezionalità deve comunque essere supportato da idonea istruttoria e motivazione ed il limite del potere discrezionale va ricercato nella manifesta illogicità o irrazionalità della statuizione adottata” (T.A.R. Basilicata, Sez. I, 7/2/2013, n. 64);

- in ordine all'istruttoria, si osserva che "la revoca della licenza del porto di fucile (nella specie per tiro a volo) costituisce esercizio del potere di cui all'art. 43, r.d. 18 giugno 1931 n. 773, che implica una valutazione tipicamente discrezionale in ordine all'affidabilità del titolare della licenza ai fini dell'uso dell'arma e non richiede un oggettivo ed accertato abuso nell'uso delle armi, essendo sufficiente che il soggetto non dia affidamento di non abusarne;
peraltro, a fronte di ciò, l'esercizio di detta discrezionalità deve comunque essere supportato da idonea istruttoria e motivazione ed il limite del potere discrezionale va ricercato nella manifesta illogicità o irrazionalità della statuizione adottata" (T.A.R. Basilicata, Sez. I, 7/2/2013, n. 64);

- va ravvisato un abuso nell'uso delle armi quando il titolare della licenza custodisca la propria arma in modo tale che altri possa utilizzarla ovvero con modalità inadeguate, e ciò in quanto il titolare della licenza deve evitare che l'arma possa essere, nella sostanza, liberamente appresa ed utilizzata da altri (Consiglio di Stato sez. III, 10.8.2018, n. 4904;
T.A.R. Emilia-Romagna, Bologna, Sez. II, n. 242 del 2011);

- in punto di sindacato giurisdizionale rispetto alle valutazioni dell'Autorità di Pubblica sicurezza si precisa che non è compito del g.a. sostituirsi all'autorità competente nel valutare discrezionalmente se una determinata situazione giustifica o non una misura cautelativa quale il ritiro del porto fucile uso caccia dell'interessato, ma solo verificare che la valutazione fatta non sia "ictu oculi" errata ovvero viziata da travisamento dei fatti e manifesta irrazionalità (cfr. Consiglio di Stato, Sez. III, 8 novembre 2012 n. 5678,

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