TAR Bari, sez. II, sentenza 2018-12-20, n. 201801641
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Pubblicato il 20/12/2018
N. 01641/2018 REG.PROV.COLL.
N. 00364/2018 REG.RIC.
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia
(Sezione Seconda)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale 364 del 2018, proposto da:
G C, rappresentato e difeso dagli avvocati P F e R M con domicilio digitale come da PEC iscritta al registro generale degli indirizzi elettronici (ReGIndE);
contro
Ministero della Salute, in persona del Ministro pro tempore , rappresentato e difeso ex lege dall'Avvocatura distrettuale dello Stato di Bari, presso i cui uffici, in via Melo n. 97, ha legale domicilio;
per l'ottemperanza
al giudicato formatosi sui seguenti decreti di liquidazione di compenso al c.t.u. emessi in favore del ricorrente, tutti passati in giudicato:
1) decreto del Tribunale di Trani - Sezione Lavoro, Giudice Dott. Massimo Brudaglio, reso il giorno 8 aprile 2011 nel giudizio r.g.n. 1270/2010 per euro 210,00;
2) decreto del Tribunale di Trani - Sezione Lavoro, Giudice Dott. Nicola Morgese, reso il 3 giugno 2014 nel giudizio r.g.n. 5805/2013 per euro 270,00;
3) decreto del Tribunale di Trani - Sezione Lavoro, Giudice Dott. Nicola Morgese, reso il 2 settembre 2014 nel giudizio r.g.n. 8042/2013 per euro 270,00;
4) decreto del Tribunale di Trani - Sezione Lavoro, Giudice Dott.ssa Floriana Dibenedetto, reso il 25 novembre 2015 nel giudizio r.g.n. 3615/2014 per euro 290,00;
5) decreto del Tribunale di Trani - Sezione Lavoro, Giudice Dott.ssa Floriana Dibenedetto, reso il 25 novembre 2015 nel giudizio r.g.n. 3640/2014 per euro 290,00;
nonché per la comminatoria a carico dell'Amministrazione inadempiente della penalità di mora ex art. 114, comma 4, lett. e), del codice del processo amministrativo;
Visti il ricorso e i relativi allegati;
Visto l'atto di costituzione in giudizio del Ministero della Salute;
Viste le memorie difensive;
Visto l’art.114 del codice del processo amministrativo;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nella camera di consiglio del giorno 25 settembre 2018 l’Avv. D T e uditi per le parti i difensori avv. P F e Avv. dello Stato Giuseppe Zuccaro;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.
FATTO e DIRITTO
Con l’atto introduttivo del presente giudizio di ottemperanza la parte ricorrente ha richiesto l’esecuzione del giudicato formatosi sui decreti indicati in epigrafe (quali provvedimenti equiparati alla sentenza del giudice civile, ai sensi dell’articolo 112, comma 2, lettera c), del codice del processo amministrativo), decreto, con la conseguente condanna del Ministero della Salute al pagamento delle somme ivi liquidate.
Tali decreti sono stati notificati con formula esecutiva al Ministero della Salute ed è decorso infruttuosamente altresì l’ulteriore termine, pari a 120 giorni, previsto dall’art. 14 del D.L. 31 dicembre 1996, n. 669, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1997, n. 30.
Nella specie, non risulta l’adempimento al giudicato da parte dell’Amministrazione intimata.
In definitiva, ricorrono tutti i requisiti, anche di rito, per l’accoglimento del ricorso;va quindi ordinato al Ministero della Salute di dare esecuzione ai decreti indicati in epigrafe e, quindi, di pagare le somme ivi liquidate in favore del ricorrente, oltre i relativi interessi legali, entro il termine di 60 (sessanta) giorni dalla comunicazione in via amministrativa o, se anteriore, dalla notificazione della presente decisione.
La domanda diretta alla fissazione di un’ulteriore somma a carico dell’Amministrazione nel caso di ritardo nell’esecuzione del giudicato dev’essere anch’essa accolta.
La Sezione si era orientata in senso opposto in considerazione dell’attuale stato della finanza pubblica.
Si ritiene però di dover adeguare le decisioni in materia di ottemperanza a condanne del giudice civile nei confronti del Ministero della Salute, a seguito del riconoscimento dei benefici di cui alla legge 25 febbraio 1992 n. 210, ai principi espressi dall’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, con sentenza 25 giugno 2014 n. 15.
Con tale pronuncia si è innanzitutto chiarito che l’istituto opera per tutte le decisioni di condanna adottate dal giudice amministrativo ex art. 112 del codice del processo amministrativo, ivi comprese quelle aventi ad oggetto prestazioni pecuniarie.
Si è sottolineato, poi, in particolare, che, in tale contesto, la penalità di mora, “assumendo una più marcata matrice sanzionatoria che completa la veste di strumento di coazione indiretta, si atteggia a tecnica compulsoria che si affianca, in termini di completamento e cumulo, alla tecnica surrogatoria che permea il giudizio d’ottemperanza” (p. 6.3.). Essa in definitiva svolge una “funzione deterrente e general-preventiva” e dunque “assolve ad una funzione coercitivo-sanzionatoria e non, o quanto meno non principalmente, ad una funzione riparatoria” (p. 6.5.);ciò esclude il rischio di duplicazione di risarcimenti, con correlativa locupletazione del creditore e depauperamento del debitore. Invero, “Trattandosi di una pena, e non di un risarcimento, non viene in rilievo un’inammissibile doppia riparazione di un unico danno ma l’aggiunta di una misura sanzionatoria ad una tutela risarcitoria”.
Di conseguenza, l’Adunanza plenaria ha precisato che le peculiari condizioni del debitore pubblico non possono comportare un’astratta inammissibilità della domanda relativa a inadempimenti pecuniari, ma giocano il ruolo di fattori da considerare in sede di verifica concreta della sussistenza dei presupposti per l’applicazione della misura nonché al momento dell’esercizio del potere discrezionale di graduazione dell’importo (p. 6.5.1.).
In concreto, il Ministero della Salute rappresenta un’Amministrazione significativamente inadempiente in quanto risulta quella più frequentemente evocata in giudizio dinanzi a questo Tribunale con i ricorsi in ottemperanza della suddetta specie. In effetti, tale inadempimento persiste in modo sistematico, pur essendo il diritto degli istanti già definitivamente riconosciuto dal giudice civile (con relativa condanna esecutiva) e non essendo quindi facilmente rintracciabili ragioni di opposizione nel merito.
In questa situazione, in cui l’esito delle azioni proposte appare sostanzialmente scontato, lo stesso instaurarsi del contenzioso produce ulteriori aggravi di costo certi, costituiti dalle spese spettanti ai difensori, e, in generale, da un non ottimale impiego delle risorse della Giustizia amministrativa.
In ogni caso, neppure possono addursi difficoltà di tipo contabile, poiché l’Amministrazione, obbligata in base ad una normativa ormai interpretata e applicata da tempo secondo consolidati indirizzi giurisprudenziali, sarebbe comunque in condizione di disporre il pagamento, da regolare in conto sospeso, ai sensi dell’articolo 14 del D.L. 31 dicembre 1996, n. 669, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1997, n. 30, anche in assenza di disponibilità finanziarie nel pertinente capitolo.
Di conseguenza, deve ritenersi che, nella fattispecie, la Sezione possa fissare la somma di denaro dovuta dal resistente Ministero per il ritardo nell'esecuzione del giudicato, dovendosi escludere, per i motivi sovraesposti, l’iniquità della penalità o la presenza di altre ragioni ostative.
A norma dell’articolo 114, quarto comma, lettera e), del codice del processo amministrativo, come integrato dall’articolo 1, comma 781, lettera a), della legge 28 dicembre 2015, n. 208, nell’esercizio del potere discrezionale di graduazione dell’importo, dunque, il Collegio determina, quale penalità di mora, la somma di € 20 (venti) per ogni giorno di ritardo, decorrente dal giorno della scadenza del termine per l’esecuzione spontanea stabilito nella presente sentenza di ottemperanza. Tale statuizione costituisce titolo esecutivo.
Al proposito, non è superfluo aggiungere che tale quantificazione non può che discostarsi dall’indicazione contenuta nell’ultima parte del novellato articolo 114, quarto comma, lettera e) (“detta penalità non può considerarsi manifestamente iniqua quando è stabilita in misura pari agli interessi legali”), poiché un tasso annuale dello 0,3% non può evidentemente svolgere alcuna “funzione coercitivo-sanzionatoria”, finendo tale criterio di liquidazione per frustrare la stessa finalità della norma.
Per il caso di ulteriore inadempimento del Ministero della Salute, il Collegio nomina sin d’ora, quale commissario ad acta , il Direttore generale della Direzione generale dei dispositivi medici, del servizio farmaceutico e della sicurezza delle cure del Ministero della Salute, con facoltà di delega, il quale (senza maturare alcun diritto al compenso) dovrà provvedere all’integrale esecuzione dei menzionati decreti in luogo e vece dell’Amministrazione inadempiente entro l’ulteriore termine di 60 (sessanta) giorni, decorrente dalla comunicazione a cura di parte dell’inutile decorso di quello assegnato dalla presente decisione al Ministero debitore.
Vanno altresì poste a carico della stessa Amministrazione, ex art. 91 del codice di procedura civile, le spese processuali, equitativamente liquidate, stante la serialità dei ricorsi, da distrarsi in favore dei procuratori costituiti, per loro dichiarazione anticipatari.