Art. 74.((PROVVEDIMENTO ABROGATO DAL D.L. 25 GIUGNO 2008, N. 112, CONVERTITO <br> CON MODIFICAZIONI DALLA L. 6 AGOSTO 2008, N. 133))

Art 74

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La riparazione del pregiudizio arrecato alla proprietà privata  
dall'occupazione ai fini di ricerca archeologica ha natura di        
obbligazione indennitaria che, in quanto riferita alla lesione       
dell'altrui interesse a prescindere dal contegno illecito e dalla    
colpa, si risolve nell'obbligo di versare un compenso per lo         
più limitato alla perdita della disponibilità del bene     
nell'ipotesi di occupazione temporanea, che assume i caratteri della 
valutazione equitativa.

L'occupazione a fini di ricerca archeologica costituisce             
attività lecita della P.A., diretta a realizzare l'interesse    
pubblico alla conservazione del patrimonio storico-artistico e alla  
promozione della cultura e della ricerca (art. 9 Cost.). Ne consegue 
la piena giustificazione tanto del sacrificio definitivo della       
proprietà (art. 56 legge n. 1089 del 1939), quanto della        
limitazione del suo uso e godimento (artt. 3 e 21 legge citata).

Cass. civ., sez. I, sentenza 22/11/2012, n. 20679

Cass. civ., sez. I, sentenza 16/07/2003, n. 11134

Anche con riguardo ai documenti inerenti alla giurisdizione, la inosservanza delle modalità di produzione, prescritte dall'art. 87 disp. Att. Cod. proc. civ., non è ostativa all'esame dei documenti medesimi, ove, ciò nonostante, sia stato raggiunto l'effetto di portarli tempestivamente a conoscenza della controparte e del giudice. (nella specie, in tema di espropriazione per l'esecuzione di opere militari, trattavasi del decreto designativo dei beni da espropriare, previsto dall'art. 74 della legge 25 giugno 1865 n. 2359, quale requisito concorrente per l'affievolimento del diritto soggettivo del privato e la conseguente tutelabilità delle sue posizioni davanti al giudice amministrativo). ( V 287/79, mass n 396365).*

Al fine della condanna in solido di più soccombenti alle spese del giudizio, ai sensi dell'art. 97 cod. proc. civ., il requisito dello "interesse comune" non postula la loro qualità di parti in un rapporto sostanziale indivisibile o solidale, ma può anche discendere da una mera convergenza di atteggiamenti difensivi, rispetto alle questioni dibattute in causa, ovvero da identità di interesse personale, con riguardo al provvedimento richiesto al giudice. ( V 2241/80, mass n 405914; ( V 5046/78, mass n 394800).*

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