Art. 1155. (Acquisto di buona fede e precedente alienazione ad altri). Se taluno con successivi contratti aliena a piu' persone un bene mobile, quella tra esse che ne ha acquistato in buona fede il possesso e' preferita alle altre, anche se il suo titolo e' di data posteriore.

Articolo 1155 del Codice civile

Altri contenuti che potrebbero interessarti

In tema di compravendita , l'impegno del venditore  di eliminare i    vizi che rendano il bene inidoneo all'uso cui è destinato        (ovvero che ne diminuiscano in modo apprezzabile il valore            economico) di per sé non dà vita ad una nuova obbligazione  estintiva - sostitutiva (novazione oggettiva: art. 1230 cod. civ.)    dell'originaria obbligazione di garanzia (art. 1490 cod. civ.), ma    consente al compratore di non soggiacere ai termini di decadenza ed   alle condizioni di cui all'art. 1495 cod. civ., ai fini               dell'esercizio delle azioni (risoluzione del contratto o riduzione    del prezzo) previste in suo favore (art. 1492 cod.                    civ.),sostanziandosi tale impegno in un riconoscimento  del debito,   interruttivo della prescrizione (art. 2944 cod. civ.); infatti, solo  in presenza di un accordo delle parti (espresso o "per facta          concludentia"), il cui accertamento è riservato al giudice di    merito, inteso ad estinguere l'originaria obbligazione di garanzia    e a sostituirla con una nuova per oggetto o titolo, l'impegno del     venditore di eliminare i vizi dà luogo ad una novazione          oggettiva.

Cass. civ., SS.UU., sentenza 21/06/2005, n. 13294

Consiglio di Stato, sez. III, sentenza 2024-05-06, n. 202404071

Cass. civ., sez. II, sentenza 24/05/2021, n. 14119

In tema di diritti di utilizzazione esclusiva di opere               
cinematografiche, chi agisce in rivendicazione, facendo valere il    
possesso legittimo di tali diritti, previsto dall'art. 167 del r.d.  
n. 633 del 1941 e chiedendone l'accertamento in capo a sé con   
inibitoria dell'utilizzo da parte di terzi (e conseguente richiesta  
dei danni),  ai fini della legittimazione "ad causam", deve          
allegarne, come accade in ogni azione di rivendicazione, la serie    
ininterrotta di trasferimenti dal produttore, unico originario       
proprietario di essi, non essendo sufficiente, pertanto, la          
produzione dell'atto scritto di cessione di tali diritti da parte di 
una società di distribuzione.

Cass. civ., sez. I, sentenza 05/03/2010, n. 5359

Nell'ipotesi in cui a causare l'evento dannoso (nella specie: crollo di edificio) abbia concorso il fatto, inteso in senso materiale e psicologico, di una pluralità di danneggiati dall'evento, la valutazione delle rispettive colpe del danneggiante (nella specie: proprietario dell'edificio e di ogni singolo danneggiato) e dell'efficienza causale di ciascuna di esse dev'essere nello stesso processo, compiuta in modo unitario, cosicché la somma delle varie responsabilità frazionarie non può essere diversa dall'unità, ne' la quota di responsabilità che rimane a carico del danneggiante può essere di misura diversa nei confronti dell'uno e dell'altro danneggiato, anche se sia diversa l'entità dei rispettivi danni. Analogamente, qualora l'evento che ha cagionato danni a terzi sia imputabile a più persone ed una sola di queste sia stata in virtù del vincolo di solidarietà escussa per la totalità del danno dal terzo danneggiato, la valutazione delle quote di regresso nei rapporti interni dei vari responsabili va fatta in modo che la somma delle varie responsabilità frazionarie, compresa quella che rimane a carico del debitore, escluso dal terzo, coincida con l'unità e cioè con la misura del danno risarcito al terzo. La colpa del danneggiato che si trovi nel possesso dell'edificio caduto in rovina può consistere, indipendentemente dall'Obbligo specifico che egli abbia come conduttore in base all'art. 1577 codice civile di avvertire il proprietario circa la necessità di riparare l'edificio, nel fatto di essersi trovato nelle condizioni più favorevoli per notare l'urgenza delle riparazioni e di non avere tempestivamente avvertito il proprietario sì da porre questo in grado, ove non abbia avuto tempestiva conoscenza aliunde, di evitare il verificarsi del danno. La colpa del danneggiato può coesistere con la responsabilità del proprietario dell'edificio rovinato (art.2053 codice civile) e può consistere anche in un fatto puramente omissivo: spetta al giudice di merito stabilire, in ogni singola specie, in quale misura e proporzione il concorso possa ritenersi avvenuto, per commisurare poi a tale ragguaglio la corrispondente responsabilità delle parti circa le conseguenze dannose. La responsabilità del proprietario di un edifico o di altra costruzione per i danni derivati dalla loro rovina totale o parziale già prevista nell'art.1155 codice civile del 1865 ed ora disciplinata nell'art.2053 del codice civile vigente, non è una responsabilità oggettiva ma una responsabilità legale presunta a carico del proprietario. La presunzione di colpa, essendo iuris tantum, può essere superata mediante la prova che la rovina non fu determinata da vizio di costruzione o da difetto di manutenzione ma da caso fortuito o forza maggiore, ovvero da fatto imputabile in tutto o in parte ad un terzo o allo stesso danneggiato.

Articolo 1155 del Codice civile

Sentenze • 5