Art. 1. DECRETO DECADUTO; I SUOI EFFETTI SONO STATI FATTI SALVI<br> DALLA L. 28 NOVEMBRE 1996, N. 608

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In materia di collocamento, l'art. 6, comma 31, del d.l. 30 dicembre 
1987, n. 536, convertito nella legge 23 marzo 1988, n. 48, nello     
stabilire, con norma di interpretazione autentica, che l'art. 23,    
comma 4, della legge 28 febbraio 1987, n. 56, va interpretato nel    
senso che il mantenimento dell'iscrizione e della posizione in       
graduatoria nelle liste di collocamento si applica anche ai          
lavoratori assunti a tempo determinato per una durata complessiva    
non superiore a quattro mesi nell'anno solare anteriore all'entrata  
in vigore della legge medesima, non pone limiti alla sua efficacia   
retroattiva. Ne consegue che, dovendosi valutare la portata della    
norma di interpretazione autentica in relazione alla norma           
interpretata, la previsione ha inciso anche sulla disciplina         
generale della classificazione dei lavoratori iscritti nelle liste   
di collocamento stabilita dall'art. 10 della legge n. 56 del 1987 -  
rispetto alla quale le disposizioni per i lavoratori assunti a       
termine hanno carattere di specialità - limitatamente           
all'ambito rilevante per i lavoratori assunti a tempo determinato,   
restando, invece, esclusa la possibilità di una estensione agli 
artt. 9 e 10, secondo comma, della legge 29 aprile 1949, n. 264,     
trattandosi, nel primo caso, di disposizione estranea alla           
disciplina della posizione in graduatoria e, nel secondo, di norma   
implicitamente abrogata dallo stesso art. 10 della legge n. 56 del   
1987.

Cass. civ., sez. IV lav., sentenza 03/07/2009, n. 15681

Con riguardo ad ordinanza - ingiunzione irrogativa di sanzione amministrativa, l'obbligo della motivazione non si estende alle questioni di diritto, quale la riconducibilità della fattispecie nell'ambito della norma ritenuta applicabile, e, pertanto, anche se l'interessato, con gli scritti difensivi di cui all'art. 18 primo comma della legge 24 novembre 1981 n. 689, abbia messo in discussione l'applicabilità di quella norma rispetto ai fatti accertati, non si richiede che detto provvedimento contenga un'argomentata replica in proposito.

In tema di distinzione fra contratto di associazione in partecipazione con apporto di prestazione lavorativa da parte dell'associato e contratto di lavoro subordinato con retribuzione collegata agli utili dell'impresa, l'elemento differenziale tra le due fattispecie risiede nel contesto regolamentare pattizio in cui si inserisce l'apporto della prestazione lavorativa dovendosi verificare l'autenticità del rapporto di associazione, che ha come elemento essenziale, connotante la causa, la partecipazione dell'associato al rischio di impresa, dovendo egli partecipare sia agli utili che alle perdite. (Nella specie, relativa a opposizione a sanzioni amministrative per evasioni contributive, la S.C ha confermato la sentenza di merito che, anche alla luce di ulteriori elementi caratterizzanti il contratto di associazione, quali il controllo della gestione dell'impresa da parte dell'associato e il periodico rendiconto dell'associante, e della circostanza che gli associati, già dipendenti con rapporto di lavoro subordinato, avevano continuato a svolgere la loro attività lavorativa con le modalità precedenti, aveva escluso la sussistenza dell'associazione in partecipazione).

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Sentenze • 2