Art. 32.((PROVVEDIMENTO ABROGATO DAL D.L. 22 DICEMBRE 2008, N. 200,<br> CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA L. 18 FEBBRAIO 2009, N. 9))

Art 32

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Con riguardo alle alienazioni fra privati di cose di interesse artistico o storico, quando si controverta dell'appartenenza del potere di prelazione alla P.A., e tale potere sia contestato sul presupposto del decorso del termine di due mesi, previsto dall'art. 32 della legge 1 giugno 1939, n. 1089, deve essere affermata la giurisdizione del giudice ordinario, in quanto, superato detto termine, viene meno il potere dell'amministrazione di comprimere il diritto reale del privato, e questo può essere tutelato soltanto mediante ricorso al giudice ordinario.

Cass. civ., SS.UU., sentenza 15/04/2003, n. 5993

Cass. civ., sez. II, sentenza 13/11/2020, n. 25791

TAR Lecce, sez. I, sentenza 2009-07-18, n. 200901866

In tema di prelazione a favore dello Stato nelle alienazioni a titolo oneroso di cose di interesse artistico o storico, ove si deduca la carenza, in capo alla P.A., del potere ablatorio ovvero l'acquisizione del diritto di proprietà sul bene senza l'esercizio del diritto di prelazione nel termine per esso stabilito, la relativa controversia spetta alla giurisdizione del giudice ordinario, venendo in rilievo la tutela del diritto soggettivo di proprietà del privato.

Cass. civ., SS.UU., ordinanza 17/04/2003, n. 6221

Con riguardo a controversia promossa dall'acquirente di un bene di interesse artistico o storico, per sentire negare la validità ed operatività, in pregiudizio del proprio diritto, della prelazione esercitata dallo stato a norma degli artt. 31 e 32 della legge 1 giugno 1939 n. 1089, deducendo la tardività della prelazione medesima, nonché il suo Esercizio in relazione ad un contratto diverso da quello con il quale è stato effettivamente trasferito detto bene, deve escludersi che l'istante possa per la prima volta far valere, in Sede di comparsa conclusionale (nella specie in Sede di rinvio) il vizio dell'atto di prelazione consistente nella sua mancata notificazione anche al venditore, atteso che tale deduzione, sia qualificabile come invocazione di una nuova "causa petendi" a sostegno del "petitum", ovvero come mera contestazione di un ulteriore presupposto della legittimità di quell'atto, implica comunque un'estensione dell'oggetto del giudizio, non consentita nella suddetta Sede.*

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